I Fondi Europei per la Cultura,come abbiamo scritto già in un precedente articolo, sono rivolti a tutte le organizzazioni culturali che intendono promuovere e realizzare attività culturali e artistiche di carattere transnazionale.
Per accedere a questi Fondi Europei per la Cultura occorre formulare un business plancioè un percorso in cui l’organizzazione (il cui oggetto sociale deve essere senza scopo di lucro) descrive in modo dettagliato come realizzare il progetto culturale, in che modo intende farlo e quali risorse umane e finanziarie vuole utilizzare.
I Fondi Europei per la cultura rappresentano una preziosa opportunità di business per chi opera nel settore della cultura, al fine di ottenere un sostegno e un contributo finanziario nella realizzazione di idee e progetti nell’ambito del settore culturale ed artisitco. L’obiettivo di questi Fondi Europei non è soltanto quello di finanziare la realizzazione di un film o di una rassegna di danza, quanto piuttosto quello di divulgare l’identità culturale nazionale degli stati membri che aderiscono a questi programmi di sviluppo e cooperazione.
I Fondi europei per la cultura su cui oggi vogliamo puntare l’attenzione in questo articolo, sono i cosiddetti FONDI EUROPEI DIRETTI: si tratta di contributi gestiti direttamente dalla Commissione Europea (o da Agenzie delegate) che vengono distribuiti direttamente alle organizzazioni culturali che ne fanno richiesta. Questo tipo di Fondi Diretti, a differenza di quelli cosiddetti indiretti, non sono gestiti da autorità nazionali o regionali ma direttamente dalle Direzioni Generali della Commissione Europea ed è a queste istituzioni che i richiedenti devono rivolgersi per la presentazione delle richieste e il deposito dei progetti. Come sempre. c’è un iter burocratico da rispettare per l’approvazione di questi importanti progettualità a livello europeo, ma di questo parleremo nella seconda parte dell’articolo.
Marketing e Terzo Settore: un binomio inconciliabile?
Per noi: NO! Il fatto che una cooperativa sociale, un’associazione culturale o un’organizzazione di volontariato basano la loro attività su principi etici e su ideali di solidarietà e di altruismo, non è affatto in contrasto con una visione di marketing. Anche una casa per anziani, una ludoteca, un’associazione culturale o un asilo nido convenzionato con un Comune possono essere gestiti tenendo presenti i principi del marketing.
Perchè fare marketing significa “armonizzare” le risorse di un’organizzazione con le esigenze ed i desideri espressi dal mondo esterno, cioè dal mercato. Ma soprattutto, fare marketing significa conoscere in anticipo le esigenze dei clienti, che magari per un’azienda no profit non si chiamano “clienti” ma “utenti”, ma il concetto di base poco cambia: in ogni caso, è bene sapere prima di cosa hanno bisogno i clienti/utenti per poi offrire loro prodotti e servizi in grado di soddisfare i loro bisogni e desideri.
Lo abbiamo scritto tante volte di cosa si occupa il marketing e, soprattutto, a cosa serve.. e quindi, non siamo noi a dirlo, ma il marketing sociale, anche le aziende NO PROFIT possono essere gestite secondo criteri propri delle aziende PROFIT, almeno per quanto riguarda il marketing…
I costi di una cooperativa, come abbiamo scritto in questo articolo , comprendono sia i costi fissi che i costi variabili. Dei costi fissi ne abbiamo già parlato. Vediamo ora di capire cosa sono i costi variabili.
I costi variabili di una cooperativa sono invece tutti quei costi che variano in relazione al volume di produzione cioè dalle quantità di camere e che la cooperativa riesce ad occupare. Questi costi variabili quindi li sostieni solo e soltanto se produci il prodotto o eroghi il servizio. I costi variabili per una cooperativa che gestisce un albergo sono per esempio: i costi per il cambio della biancheria, i costi per il set di cortesia, costi per energia e acqua nelle camere, costi per le provvigioni alle agenzie di viaggio.
I costi di una cooperativa sono tanti e di diversa natura. E sono soprattutto i costi che hanno “un peso” quando vai a calcolare e determinare il prezzo di vendita finale del prodotto o servizio. E non solo. Perchè oltre a voler conoscere i costi per stabilire il prezzo di vendita, essi ti possono essere utili per verificare, per esempio, se il tuo processo produttivo è efficiente (cioè non spreca soldi e risorse).
In molte cooperative ed organizzazioni del Terzo Settore, spesso, le decisioni sui costi da sostenere si prendono sulla base dell’esperienza e delle capacità e competenze dei vari operatori. Queste decisioni se sotto l’aspetto tecnico risultano essere perfette, può accadere che da un punto di vista economico sono un disastro.
Quando esamini i costi della gestione tieni conto che non sono tutti uguali, perchè al di là della loro diversa nomenclatura, i costi si comportano in modo diverso. E’ evidente che il costo del personale è diverso dal costo per l’acquisto del materiale, o dal costo per le utenze o dal costo dell’affitto del locale: perchè si tratta dell’acquisizione di risorse di natura diversa. Ma in merito al comportamento, devi sapere che ci sono costi che possono variare nel tempo e nelle quantità prodotte; per esempio, il costo che sostengo oggi per acquistare 1 litro di benzina è sicuramente diverso dal costo che ho sostenuto 10 giorni fa e anche dal costo che sosterrò tra 15 giorni. Inoltre la variabilità dei costi può dipendere oltre che dal tempo anche dalla quantità perchè ci sono dei costi che aumentano o diminuiscono in base anche alle quantità prodotte.
Per fare il bilancio di una cooperativa ti servono alcuni documenti: il Conto Economico, lo Stato Patrimoniale e la Nota Integrativa. Nell’articolo precedente a questo, abbiamo visto il significato che si nasconde dietro ai valori contabili di costo e di ricavo che sono nel Conto Economico. Ora vediamo il significato delle voci che trovi quando … Leggi tutto
Per fare il bilancio di una coperativa, come abbiamo scritto nell’articolo precedente, servono 3 documenti: il Conto Economico, lo Stato Patrimoniale e la Nota Integrativa. In questo articolo vediamo come puoi anche tu leggere ed interpretare le voci del Conto Economico.
Partiamo con un esempio qualsiasi: una cooperativa che svolge l’attività di asilo nido e ludoteca. Per iniziare ha bisogno di acquistare o prendere in affitto: locali, attrezzature didattiche, cucina, impianti di riscaldamento e di condizionamento, mobili ed arredi, generi alimentari per i pasti, materiale di consumo, educatori, personale amministrativo, servizi di luce, gas, acqua, telefono, assicurazioni, pulizie, consulenza, manutenzioni ed altro.
Per procurarsi tutto ciò la cooperativa sostiene dei costi. Ogni volta che la cooperativa eroga il suo servizio di assistenza e di animazione nei confronti dei bambini consegue dei ricavi. Quindi nel Conto Economico c’è la sintesi di tutti i costi d’esercizio (cioè tutti questi costi che vengono sostenuti ogni mese) e di tutti i ricavi della cooperativa a partire dal 1°gennaio al 31 dicembre di ogni anno.
Per fare il bilancio di una cooperativa devi “dialogare” con i numeri cioè devi avere a che fare con costi e ricavi, con investimenti e finanziamenti e con entrate e uscite finanziario-monetarie. Sappiamo che quando si parla di “certi numeri” e di bilancio, molte persone possono trovare delle difficoltà legate al ‘fatto che non tutti hanno seguito studi di ragioneria o economici.
Quando il commercialista predispone e presenta il bilancio di fine anno alla cooperativa, sembra che l’unica effettiva preoccupazione sia: “Quante imposte dobbiamo pagare”? . Questa è una cosa che non accade solo nelle cooperative ma in molte aziende e la conclusione è che l’imprenditore pensa che il bilancio sia uno strumento utilizzato dal commercialista contro di lui, nell’interesse unico dello Stato. Ma le cose, come vedremo tra poco, non stanno esattamente così. Infatti il bilancio non è uno strumento con cui il consulente si diverte a torturare il suo cliente, ma è uno strumento utilissimo ai fini decisionali. Al suo interno si nascondono una serie di dati, notizie e informazioni che sono utilissime per prendere decisioni.
Anzi, sarebbe proprio il caso di dire che le migliori decisioni si prendono con il bilancio sotto mano, ammesso che si sappia come utilizzarlo. Esso diventa quindi un “termometro” per misurare lo stato di salute della tua cooperativa in base alle scelte e alle decisioni che sono state prese e per decidere quali sono le “terapie” più giuste ed opportune da adottare per la gestione.