Il Business Plan e il ricambio generazionale: il “passaggio del testimone” è, da sempre, uno dei momenti più delicati della vita di un’impresa. Non è detto, infatti, che i figli abbiano le stesse capacità dei padri nel condurre l’impresa verso nuovi orizzonti e verso un nuovo successo.
E’ vero che la storia dell’imprenditoria mondiale (non solo quella italiana) è piena di casi in cui i figli hanno dilapidato il lavoro e il patrimonio costruito dai padri. Però, è anche vero che che la storia dell’imprenditoria mondiale conta tantissimi casi in cui i figli sono riusciti a fare meglio dei padri.
Qual è la differenza tra un figlio che brucia il patrimonio creato dal padre e un figlio che, quello stesso patrimonio, invece, lo porta alle stelle e lo fa esplodere?
La differenza sta nell’approccio. Nella cultura d’impresa. Nella formazione. Vediamo perchéIl Business Plan e il ricambio generazionale: la cosa più importante.
Quando un figlio lavora con il padre e si appresta a prendere in mano le redini dell’azienda, molto spesso si verifica la situazione in cui il padre stesso teme di “mollare” il comando. Un po’ perché è abituato, da sempre, a gestire l’azienda e ad esserne “il padrone” e mostra una certa ritrosia a cedere lo “scettro”. Un po’ perché non è sicuro al 100% delle capacità del figlio.
A tantissimi padri, infatti, non bastano gli anni di gavetta fatti dal figlio in azienda per avere la tranquillità che quel figlio, un giorno, sarà capace di gestire l’attività. Chiaramente la formazione che un padre ha fatto al figlio durante gli anni della gavetta ha un ruolo fondamentale. Però allo stesso modo, le qualità di un figlio devono essere adeguate alla gestione dell’azienda. Non è detto, infatti, che certe qualità e competenze si possano tramandare di padre in figlio. Le capacità di gestire un’impresa non si tramandano per via ereditaria ma richiedono applicazione, studio e anche talento.
Un figlio, infatti, potrebbe non avere il talento giusto per gestire l’attività creata dal padre. In questo caso, sarà il padre a dover accettare il fatto che il figlio non ha competenze e, forse, non vuole fare il suo stesso lavoro (cioè l’imprenditore).
Altre volte, invece, il figlio potrebbe avere quel “qualcosa” in più che è mancato al padre per far schizzare l’azienda verso l’alto. In questi casi è possibile assistere a veri e propri “fenomeni imprenditoriali”. Si tratta di casi in cui i figli riescono lì dove i padri non sono riusciti e riescono a fare numeri davvero interessanti.
Il ricambio generazionale: un esempio di successo
In tal senso viene in mente il caso di un figlio che ha ereditato l’azienda con circa 100 anni di storia alle spalle. Si tratta della classica “impresa familiare” italiana in cui il figlio ha sempre lavorato con il padre e lo zio e ha imparato alcuni trucchi del mestiere per, poi, affinarli. Si tratta di un’azienda che commercia metalli di vario genere: ferro, acciaio, piombo, rame, alluminio e altri. L’attività, da circa quarant’anni, fatturava poco più di un miliardo di lire che, poi, sono diventati circa 550.000 euro.
Si tratta di un fatturato non eccessivo, lo so. Però, è sempre stato più che sufficiente a garantire uno stile di vita più che dignitoso ad entrambe le famiglie che ci lavoravano. Proprio questo è stato l’aspetto che ha sempre rappresentato un limite allo sviluppo del business. Infatti, fintanto che i due fratelli (padre e zio del mio cliente) hanno gestito l’azienda, il fatturato si è sempre aggirato intorno a questi 550.000 euro.
Nel momento del “passaggio generazionale” si è verificato il fenomeno che si verifica quando i figli sono “più avanti” dei padri. In tal senso i figli vogliono innovare e vogliono gestire le imprese secondo canoni più moderni, più efficienti e più redditizi. quindi, il figlio è venuto nel mio ufficio ben determinato a cambiare le cose, in meglio. “Voglio fare il business plan di un’idea che mi è venuta, Puoi aiutarmi a capire se funziona oppure no?”, mi ha chiesto.
Ecco come il business plan e il ricambio generazionale si sono presentati insieme per dare un nuovo impulso a questa attività!
Il Business Plan e il ricambio generazionale: l’incremento del fatturato
Il figlio ha completamente stravolto il metodo di raccolta dei metalli che era stato utilizzato fino ad allora. Ha acquistato un camion più grande e anche quattro cassoni per consentire la raccolta dei materiali presso le sedi di chi doveva smaltire i metalli. Dopo di che ha riorganizzato il “giro” per la raccolta e per lo scarico presso il suo magazzino.
Grazie a una semplicissima idea di business dovuta alla riorganizzazione del lavoro in azienda, in soli 18 mesi il mio cliente ha quasi quadruplicato il fatturato storico!!! E, per celebrare i primi due milioni di euro, si è fatto un bellissimo regalo: una Ferrari Testarossa!
Ecco il classico esempio di imprenditore che ha ereditato la passione per il suo lavoro alla quale ha affiancato anche un nuovo modo di fare impresa. Spesso, infatti, non serve studiare all’Università oppure fare chissà cosa, per dare un nuovo impulso all’attività di famiglia. Occorrono solamente buone idee, voglia di fare e anche la voglia di fare la cosa più importante. Mi riferisco alla redazione del Business Plan Vincente della propria idea per capire se funziona oppure no!
In questo senso, io stesso ritengo e definisco “illuminati” quegli imprenditori che, prima di avventurarsi alla cieca in un’idea di business, preferiscono capire se si tratta di un’idea che funziona oppure no. Fare il progetto della tua idea imprenditoriale è essenziale per capire in anticipo se vale la pena di imbarcarsi in una nuova idea oppure no.
Chi si pre-occupa di scrivere il business plan della sua idea imprenditoriale ha un vantaggio molto importante: riesce a capire cosa deve fare per fare centro!
Fare il business plan per capire la cosa più importante
Ecco perché, scrivere il business plan della tua idea imprenditoriale è diventato essenziale, al giorno d’oggi. Non è più pensabile, infatti, l’idea di fare impresa senza prima aver pianificato per filo e per sego ogni passaggio del nuovo business. Al giorno d’oggi, non è più possibile gestire le imprese secondo i paradigmi che andavano bene fino agli anni novanta. Le cose sono cambiate, i concorrenti sono sempre più agguerriti e preparati. E i mercati non fanno più sconti a nessuno!
Ecco perché chi vuole attuare la sua idea di business oggi come oggi è “costretto” a scrivere il piano della sua idea. Così facendo può godere di un grande vantaggio competitivo rispetto a chi decide di buttarsi nel vuoto senza paracadute!
Oggi come oggi non si tratta più di essere “credibili” oppure no. Si tratta di gestire un business in modo attento, oculato e controllato. Chi si adegua ha le porte spalancate verso il successo. Chi, invece, ancora crede di poter gestire l’azienda secondo i criteri di suo padre, è destinato ad essere sbattuto fuori dal mercato.
Ecco perché, ora più che mai, il Business Plan e il ricambio generazionale devono essere le due facce della stessa medaglia: inseparabili. Ed ecco perché quei figli di imprenditori che posso definire “innovatori” sono destinati a far volare sempre più in alto le aziende che hanno ereditato. Questi sono i figli che possono dimostrare ai loro padri di aver ben appreso le modalità di gestione dell’azienda.
Sono i figli che, quando i loro padri non ci saranno più, avranno la certezza che le loro aziende sono in ottime mani!
Vorrei farvi cortesemente notare che in questo articolo si parla sempre e solo di PADRE e FIGLIO .
Nell’imprenditoria ci sono tanti esempi vincenti di MADRI e FIGLIE e dei loro passaggi generazionali.
Diamo spazio a queste realtà anche attraverso l’uso di tutte le sfumature che la nostra bellissima lingua ci mette a disposizione.
Un saluto.
Ciao Marialaura,
grazie per il commento. Prendiamo nota.
In effetti, “padre e figlio” lo abbiamo utilizzato nella sua accezione più generica, più generale, quella che viene comunemente utilizzata nel parlato comune.
E’ un po’ come quando in un messaggio promozionale ci si riferisce ad un generico “uomo” dicendo, per esempio, “devi stare attento a…” oppure “quando ti sei messo a fare quella cosa…”. Sicuramente, sarebbe più corretto dire “”Devi stare attento, o attentA, a…” oppure “..quando ti sei messo, o messA, a fare quella cosa…”.
Il fatto è che ne risente la fluidità della frase.
Siamo perfettamente consapevoli del fatto che, nella storia del’imprenditoria italiana (e non solo), ci sono tantissimi casi di passaggio generazionale tra MADRE e FIGLIA e che, pertanto, sia giusto dare spazio anche a queste storie. Così come ci sembra giusto usare al meglio le varie sfumature linguistiche che offre la nostra bella lingua
Tuttavia, pur considerando assolutamente corretta la tua notazione, non vorremmo incorrere in alcune tediose specificazioni di Boldriniana memoria (la famosa “PresidentA” e non il “Presidente” della Camera dei Deputati)…