I finanziamenti alle imprese rappresentano la linfa vitale per qualsiasi azienda che vuole operare nel suo mercato e che vuole sopravvivere nel tempo. Infatti, quando si parla di “finanziamenti alle imprese”, ci si riferisce a tutto ciò che ha a che fare con la struttura finanziaria dell’azienda (di cui abbiamo parlato in questo articolo) e con le varie modalità di finanziamento a cui può fare ricorso un imprenditore per finanziare gli investimenti che intende effettuare.
Spesso gli imprenditori “temono” il ricorso al finanziamento esterno da parte di banche, società finanziarie e simili poiché considerano il tasso di interesse “troppo alto” da pagare rispetto alle loro potenzialità e/o rispetto al fatto che, così operando, “l’azienda si indebita”; ma non bisogna temere l’indebitamento (e relativo tasso di interesse da pagare), quanto piuttosto l’eccesso di indebitamento rispetto al patrimonio netto aziendale (per questioni legate al LEVERAGE).
Infatti, e partendo dal presupposto fondamentale secondo cui “l’azienda è strutturalmente indebitata” (il che ha a che fare con l’articolo linkato poco sopra), a meno di una notevole potenza finanziaria dell’imprenditore e dell’azienda stessa, solitamente il ricorso ai finanziamenti esterni rappresenta la prassi operativa nell’ambito dell’attività svolta dall’impresa ai fini del finanziamento degli investimenti. Sono poche, infatti, le imprese che riescono a finanziare i loro investimenti facendo ricorso al solo “autofinanziamento“, termine con il quale si indica la capacità che ha l’azienda di reperire risorse finanziarie al proprio interno (grazie all’andamento positivo dei cash flow) senza fare ricorso a fonti esterne (banche, società finanziarie e simili). Ma un imprenditore che si autofinanzia è un caso abbastanza raro anche perché, nelle decisioni relative ai finanziamenti alle imprese, oltre alle considerazioni relative all’autofinanziamento, entrano in gioco altri fattori che vanno considerati con l’opportuna attenzione quali, per esempio, l’esistenza della leva finanziaria (di cui, però, non parliamo in questa sede).
I finanziamenti alle imprese: come scegliere?
Pertanto, e dato per scontato che quando un’azienda ha bisogno di finanziare i suoi investimenti deve fare ricorso a varie forme di finanziamento (compreso, ovviamente, l’autofinanziamento se disponibile), la domanda che potrebbe nascere spontanea è: “Quale forma di finanziamento mi conviene effettuare per finanziare l’investimento X?”. La risposta a questa domanda è “DIPENDE!”.
Infatti (e purtroppo), quando si entra nell’ambito delle considerazioni relative ai finanziamenti alle imprese, non tutti sono consapevoli del fatto che esiste una specie di “regola” che deve essere rispettata e che ha a che fare con il principio di correlazione temporale tra gli investimenti e i finanziamenti (di cui abbiamo parlato in questo articolo). Il rispetto della correlazione temporale diventa, quindi, una specie di condizione fondamentale da rispettare nel momento in cui si fa richiesta dei finanziamenti a chicchessia.
Di solito, quando un imprenditore ha bisogno di soldi la prima cosa che fa è rivolgersi alla sua banca e, soprattutto, al direttore con cui c’è un rapporto di quasi-confidenza; solo dopo avere tentato la strada della banca e avere ottenuto qualche risposta non proprio esaltante (magari per colpa dei vincoli troppo stretti imposti al sistema bancario dalle regole di Basilea 2) successivamente (soprattutto dopo non essere riuscito ad ottenere ciò di cui aveva bisogno, cioè credito..), tenta altre vie come quella dei finanziamenti agevolati alle imprese. Questa forma di aiuto finanziario viene erogata dallo Stato sotto una doppia veste: finanziamento agevolato e contributo “a fondo perduto“. La prima di queste due forme è un finanziamento che viene concessa ad un tasso di interesse inferiore rispetto a quello praticato sul mercato dal sistema creditizio: in tal senso, se il sistema creditizio “vende” il denaro ad un tasso del 10%, lo Stato concede il finanziamento ad un tasso che (di solito) è lo 0,5% + SPREAD (se vuoi sapere cos’è lo SPREAD clicca qui). Ciò significa che il finanziamento può arrivare ad un tasso di interesse del 4,5%, o poco più e che risulta decisamente inferiore rispetto al 10% praticato dal sistema creditizio. Il tutto si traduce in un effettivo risparmio di oneri finanziari all’interno del conto economico.
L’altra forma di agevolazione finanziaria concessa dallo Stato è rappresentata dal c.d. “contributo a fondo perduto“; in questo caso, ci troviamo di fronte alla forma di finanziamenti alle imprese più appetibile che c’è! Lo Stato, infatti, con questa forma di aiuto finanziario, “regala” all’imprenditore una parte del finanziamento complessivo, senza obbligo di restituzione da parte dell’imprenditore stesso. Ovviamente, la possibilità di ottenere questi contributi a fondo perduto dipende dalla bontà dell’idea di business che si propone e, soprattutto, da come viene scritto il business plan. Qualsiasi Pubblica Amministrazione (che sia Lo Stato, una Regione, una Provincia o un Comune) chiede all’imprenditore di dettagliare la sua idea di business, prima di concedere il finanziamento. Ma una volta che il business plan mette in evidenza tutto quello che serve per valutare la fattibilità economico-finanziaria dell’idea stessa, lo Stato può decidere di concedere il finanziamento a fondo perduto a quell’impresa che si mostri “meritevole” di ottenerlo.
Spesso, quando lo Stato eroga questi tipi di finanziamenti alle imprese, lo fa tramite un mix finanziario all’interno del quale varia la percentuale di composizione del contributo a fondo perduto e del finanziamento agevolato (per saperne di più sul mix finanziario, clicca qui): la possibilità di ottenere un valore più alto del finanziamento a fondo perduto dipende da una serie di fattori ritenuti fondamentali per la buona riuscita dell’idea di business.
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