L’analisi dei costi è, forse, l’aspetto più rilevante del controllo di gestione poiché l’attività di controllo prende le sue mosse proprio da questa analisi. Solo che, quando si parla di controllo di gestione, sono pochi coloro i quali conoscono gli aspetti più “intimi” di questo approccio. Infatti, siamo nel campo della contabilità industriale che, come parola, non deve mettere paura. Vediamo di cosa si tratta.
Partiamo da una considerazione di carattere generale. Un sistema di rilevazione dei costi assolve ad alcune funzioni fondamentali. Si tratta dell’individuazione degli elementi che sono necessari per fissare il prezzo di vendita di un prodotto. Successivamente, tale sistema serve per rilevare l’andamento economico dell’azienda consentendo di tenere “sotto controllo” i fatti di gestione.
Inoltre, la contabilità industriale (anche conosciuta come contabilità analitico-gestionale) consente all’imprenditore di effettuare alcune importanti valutazioni. Si tratta di valutazioni che l’imprenditore non potrebbe fare analizzando solamente i dati provenienti dalla contabilità generale (CO.GE.).
L’analisi dei costi e il controllo d gestione: come si decide il prezzo di vendita?
A dimostrazione di quanto affermato, è sufficiente analizzare il metodo “classico” con il quale la stragrande maggioranza degli imprenditori stabilisce il prezzo di vendita del suo prodotto. Solitamente, infatti, il prezzo di vendita di un prodotto viene stabilito in base a questo schema semplice:
Ciò significa che al COSTO TOTALE viene aggiunta una percentuale di “ricarico” e quindi si stabilisce il prezzo di vendita. Facciamo un esempio per capire meglio. Supponiamo che il COSTO TOTALE è 100 euro; a questi 100 euro ci aggiungo il 20% e quindi il prezzo “giusto” di vendita è 120 euro. Giusto?
NO! Sbagliato…
Quello che ti ho appena mostrato è il metodo “classico” utilizzato per la determinazione del prezzo di vendita di un prodotto. Si tratta, però, di un sistema che presenta alcune lacune e imprecisioni le quali possono costare care all’imprenditore. Infatti, quello che deve essere tenuto in considerazione quando si effettua l’analisi dei costi, non è tanto capire come si comportano alcuni di questi costi.
Quello che devi capire è come si comportano tutti i costi nell’ambito della gestione aziendale. Oltre a questo, devi anche comprendere come questi costi incidono sulla determinazione del prezzo.
L’analisi dei costi e il controllo di gestione: la classificazione dei costi
Il punto di partenza potrebbe essere tenere presente la c.d. CLASSIFICAZIONE DEI COSTI. Si tratta di un’analisi abbastanza dettagliata di tutte le tipologie di costi che entrano in gioco quando si effettuano queste considerazioni. Solo che, poi, il rischio è quello di perdersi. Sarebbe già sufficiente considerare la differenza netta tra COSTI FISSI e COSTI VARIABILI (di cui abbiamo fatto cenno qui) per calcolare la variazione che subiscono i costi al variare dell’attività dell’azienda.
Allo stesso modo, considerare costi fissi e variabili sarebbe utilissimo per calcolare il Break Even Point (di cui abbiamo parlato qui), Ma non solo: potrebbe anche servire per conoscere i modo preciso il margine netto sul singolo prodotto. Oltre a ciò, l’analisi dei costi fissi e variabili sarebbe già sufficiente per studiare la convenienza per effettuare nuovi investimenti e calcolarne la redditività.
Utilizzando un sistema di analisi dei costi più specifico è possibile “scendere” in profondità del meccanismo di creazione dei costi e della loro attribuzione al singolo prodotto. In tal modo, è possibile determinare il prezzo di vendita “giusto” da dare al tuo prodotto. Un sistema del genere permette di conoscere le componenti di costo del singolo prodotto in modo più preciso e consente di attribuire al singolo prodotto i “suoi costi” e non anche quelli che non gli competono.
L’analisi dei costi e il controllo di gestione: un esempio
Facciamo un esempio: produco (e vendo) i prodotti A e B che richiedono una quantità diversa di tempo della manodopera per essere realizzati. Ricorda che la manodopera è un costo di gestione. Supponiamo che il prodotto A richiede un’ora di manodopera e il prodotto B ne richiede due. Inoltre, supponiamo che il costo della manodopera sia 10 euro/ora. Ciò significa che, utilizzando un sistema di attribuzione dei costi basato sull’analisi dei costi, attribuisco al prodotto A 10 euro di costo della manodopera e al prodotto B ne attribuisco 20. Quindi, quando vado ad effettuare il calcolo dei costi per ottenere i due prodotti, questi risentiranno in maniera diversa del “peso” del costo della manodopera.
Utilizzando il metodo “classico”, avrei semplicemente calcolato il costo complessivo della manodopera necessaria per fare i due prodotti (cioè 3 ore x 10 euro/ora = 30 euro). Poi, lo avrei diviso “equamente” tra i due prodotti, cioè 15 euro ciascuno.
Ma questo è un calcolo palesemente errato!
Infatti, nel momento in cui devo definire il prezzo di vendita dei due prodotti, il prezzo stesso non tiene presente una cosa. Il prodotto B ha una maggiore incidenza del costo di manodopera (20 euro) rispetto al prodotto A (10 euro). E, quindi, potrebbe capitare una cosa assai pericolosa. In pratica, quando vendo il prodotto B, lo vendo a un prezzo non sufficiente a “coprire” il suo effettivo costo di produzione. Questo significherebbe venderlo in perdita, sei d’accordo? Questo spiega perché molte aziende vendono alcuni prodotti in perdita senza capirne il motivo.
L’analisi dei costi e il controllo di gestione: conclusioni
Ovviamente, in questo semplice caso di analisi dei costi, ci siamo limitati ad effettuare questa considerazione analizzando solamente il costo della manodopera. Ma è abbastanza facile comprendere che possiamo estendere questo sistema di analisi anche a tutti gli altri costi (fissi e variabili). Alla fine, se utilizziamo il sistema di determinazione del COSTO TOTALE in base al mark-up adottiamo una strategia completamente sbagliata! Si sbaglia il calcolo del costo totale e, di conseguenza, si sbaglia la determinazione del prezzo.
Di conseguenza ancora, si possono anche azzeccare le proiezioni di fatturato, ma si sbagliano completamente quelle sui margini NETTI finali. E questa è una delle risposte che diamo agli imprenditori quando ci chiedono: “Come è possibile che ho aumentato il fatturato e contemporaneamente è diminuito l’utile netto?”.
E’ possibile: in certi casi è quasi certo!
Fare tutte queste analisi e considerazioni nell’ambito della predisposizione del business plan non è tempo perso, anzi. Fare tutti questi calcoli si rivela una strategia davvero vincente nel momento in cui si affronta un interlocutore (una banca, un finanziatore privato o chi per loro). Infatti, così facendo, puoi dimostrare di avere competenza su quello che accade nel bilancio di esercizio e, soprattutto, nell’ambito della gestione della tu azienda.
Buonasera
Sono un imbianchino lavoro in proprio ..
Opero in provincia di milano
Nn ho dipendenti
Nn riesco a capire perche ho aumentato il fatturato e contemporaneamente è diminuito l utile netto ( mi é capitato di chiudere in negativo)
Quali errori di gestione ho commesso ? Mi spiegate qual é il calcolo gousto da fare per calcolate il guadagno e le tasse
Io per calcolare un preventivo
Chiedo costo materiale piu’ la giornata ( che é di circa 120 € al giorno )
Grazie per l attenzione
Ciao Augusto,
purtroppo non ho la benché minima idea del perché ad un incremento del fatturato hai registrato una diminuzione del margine netto. Considera, però, che non sei un caso isolato ma sei di fronte ad una situazione che si verifica abbastanza di frequente. Prova a dare un’occhiata a questo articolo:
https://www.businessplanvincente.com/2010/05/il-fatturato-e-lutile-netto.html
Per capire qualcosa, sarebbe il caso di fare l’analisi del bilancio della tua attività ma non so nemmeno se sei in regime di contabilità ordinaria o semplificata.
Buongiorno,
siamo una azienda di produzione abbigliamento e ci stiamo addentrando nelle analisi dei costi di produzione.
Supponendo che in un mese produciamo tre diverse tipologie di prodotto(A,B,C) con diversi costi diretti(a causa di diversa materia prima e diverse operazioni di confezione) e diversi quantitativi di produzione, i costi indiretti(affitto immobile, costi amministrativi ecc…) come devo ripartirli tra le diverse produzioni?Seguo un concetto di divisione equa tra il numero di produzioni oppure devo farlo in base al calcolo dei costi diretti delle produzioni stesse?
Grazie.
Ciao Paolo,
non è che non voglio darti una risposta ma mi rimane abbastanza difficile riuscire a farlo qui, in questo spazio.
I criteri di imputazione diretta (o indiretta) di costi (fissi e variabili) al prodotto sono abbastanza laboriosi da eseguire e presuppongono l’esistenza di una contabilità industriale che sia adeguata per effettuare una divisione anticipata degli stessi costi.
Mi spiace non essere di aiuto ma nell’ambito di una riposta ad un post è davvero abbastanza complesso.
Salve avrei questo caso aziendale da risolvere a cui rispondere alle domande.
1)Individuare il prezzo minimo, tecnico e target;
2)individuare le quantità necessarie per raggiungere il punto di pareggio ricorrendo ai diversi canali di distribuzione.
LE INFORMAZIONI CHIAVE SONO:
– prezzo medio di riferimento del segmento target: 2,10 dollari a marchio industriale, 1,50 dollari a marchio commerciale
– confezione per il mercato americano: 1kg
– margine di ricarico medio della distribuzione specializzata (quindi se si vende a marchio industriale): 40% (da detrarre sul prezzo medio di segmento
– quantitativo max da distribuire all’anno: 700.000 kg, con possibilità di aumentare le forniture purché si riduca il nostro prezzo di vendita alla distribuzione specializzata (sconti quantità)
– margine di ricarico medio della distribuzione organizzata (quindi se si vende a marchio commerciale): 30% (da detrarre sul prezzo medio di segmento
– prezzo medio di vendita praticato dalla distribuzione organizzata: 1,80 dollari
– quantitativo max da distribuire all’anno: 1.000.000 kg (= 1.000 tonnellate) con possibilità di variare in aumento o in diminuzione le forniture del 10% (margine di tolleranza di variazione delle forniture)
– costi fissi di mktg: 80.000 dollari
– costi fissi generali e amministrativi: 65.000 dollari
– costi fissi di produzione: 530.000 dollari
– costi di adattamento in caso di vendita a marchio commerciale: 300.000 dollari
– costi di adattamento in caso di vendita a marchio industriale: 0,10 dollari per confezione
– margine di ricarico applicato sul mercato locale (italia): 12%
Attenzione poi a queste due voci considerate direttamente dal direttore mktg:
– costi variabili di mktg estero in caso di vendita a marchio industriale: 0,13 dollari per pacco di pasta, escluso contatti con rivenditori e adattamenti di packaging
– costi variabili di mktg estero in caso di vendita a marchio commerciale: 0,40 incremento dei costi variabili unitari.
Buongiorno, sono Alberto, volevo porre una domanda.
Dati i costi fissi e conoscendo il costo per produzione al singolo pezzo.
Dando uno stipendio fisso di € 1000 netti ad un ragazzo assunto a tempo indeterminato, quanto incide sul costo/pezzo in più?
Stesso discorso con le imposte e tasse, avendo attività produttiva come faccio a calcolare con precisione dato il mio costo di produzione, l’incidenza di questi fattori?
Ciao Alberto,
purtroppo non posso rispondere alla tua domanda in modo puntuale e preciso poiché un costo fisso (come lo stipendio) viene ripartito sulle quantità prodotte. Infatti, se lo stipendio è 1.000 e produci (per es.) 1.000 unità di prodotto, allora l’incidenza del costo fisso sarà data da 1.000/1.000 = 1, cioè costo del lavoro diviso numero di pezzi prodotti (e venduti..) ti dice quanto costo del lavoro deve essere imputato sul singolo prodotto.
Stesso discorso vale per le tasse: di solito le tasse vengono determinate alla fine dell’esercizio con il Reddito Ante Imposte; fino ahce non sai quanto è il reddito ante imposte non puoi sapere con esattezza quante tasse devi pagare e se non sai quante tasse devi pagare, non puoi sapere l’incidenza delle tasse su unità di prodotto.
Buongiorno, avrei una curiosità a proposito del calcolo dei costi e della determinazione del prezzo di vendita di un prodotto.
Ammettiamo che la mia azienda produca due prodotti: A e B.
Per ognuno sono in grado di calcolare l’impegno di materie prime e manodopera diretta.
Poi mi ricavo i costi fissi dell’azienda, in parte analizzando gli storici, in parte usando dei valori previsionali.
I due prodotti A e B in realtà corrispondono a 2 tipologie di prodotti, ma all’interno delle tipologie ho infinite varianti. Infinite nel senso che le misure possono essere veramente infinite (all’interno di un certo intervallo). Esempio: finestre. Le misure sono variabili in base alle dimensioni di progetto.
I costi fissi, per semplicità, per non complicare troppo le cose, li ripartirei sul nr. di pezzi prodotti (= venduti, perché la produzione è solo su ordinazione).
Il mio obiettivo è determinare il prezzo di vendita minimo (perché in realtà decide molto il mercato, ma vorrei sapere quanto scendere con gli sconti, ad esempio).
Primo problema. Diciamo che i costi fissi non variano né sul tipo di prodotto (Ao B), né nelle misure del pezzo. Idem per la manodopera diretta. Ciò che varia sono i materiali diretti.
Se io prendo un prodotto standard di misure medie e sommo: costi variabili e la quota di costi fissi (ricavata da costi fissi/nr minimo di pezzi che vendo), ottengo il costo pieno. Questo è grosso modo il mio costo di produzione di un pezzo. Se il pezzo è più piccolo, diminuisce per via della diminuzione dei costi variabili, se è più grande aumenta per l’effetto inverso. Mi varierà un po’ l’incidenza dei costi fissi, ma la variabilità non è estrema.
Diversamente non saprei come fare per avere una base di calcolo per capire se ci sto dentro nel prezzo di mercato. Come posso fare altrimenti?
Secondo problema. Quando io faccio questo genere di calcoli, mi occupo della redditività. Se io calcolo i costi fissi a partire dai costi aziendali, sono poi sicuro che il prezzo cui venderò mi coprirà tutti i costi, comprese le necessità finanziarie? Esempio: io so che produrrò 1000 pezzi e li venderò al tal prezzo. Per iniziare la produzione, per via di economie di acquisto e di quantitativi minimi dei fornitori, ho una notevole uscita di cassa per l’acquisto delle materie prime. Sono sicuro che le vendite del periodo mi copriranno anche la cassa necessaria? Devo preoccuparmi di questa cosa in sede di determinazione del prezzo? O questa cosa la controllo separatamente con un controllo e gestione dei flussi di cassa?
Grazie
Ciao Enrico,
grazie per il post che hai scritto e per le domande che hai posto.
Purtroppo, essendo domande estremamente tecniche, è un po’ complicato darti le risposte nello spazio di un commento e, soprattutto, devi considerare che risposte a domande come quelle che ci hai posto fanno parte, di solito, della nostra attività di consulenza, proprio perché sono estremamente tecniche e richiedono ragionamenti complicati e calcoli a supporto dei ragionamenti.
Mi spiace non aver dato le risposte che desideravi e mi spiace se sono passato per quello che “non ti vuole dare una risposta” ma, come ti ho scritto, è decisamente complicato farlo nell’ambito di un post.
Ciao, sì capisco perfettamente. Grazie comunque, complimenti per il sito.
Buongiorno avrei bisogno di una consulenza per capire quanto posso comprare per coprire le mie spese del negozio :
Il ricarico sul fatturato è mediamente DEL DOPPIO..
1000 Affitto
3300 affitto
400 spese condomini
1000 luce
4000 IVA
2000 Simone
1500 Jessica
700 elisa
600 guido
300 comocomunica
300 magicsolution
300 adworlds
TOTALE
16400 al mese…
spese fisse
Grazie
Ciao Alex,
ti ringraziamo per la stima e per la fiducia professionale che ci hai espresso con il tuo post chiedendoci la consulenza ma, purtroppo, gli elementi che fornisci sono un pò pochi per darti una risposta esatta e, soprattutto, sono un pò confusionari.
Nello specifico, ci sono alcune “voci” di cui non si capisce bene l’origine. Per esempio: chi sono Simone, Jessica, Elisa e Guido: tuoi collaboratori? E le cifre che hai indicato (rispettivamente: 2000, 1500, 700 e 600), cosa sono: gli euro di costo mensile del lavoro per ciascuno di loro? Nel caso fosse il costo del lavoro, è indicato a lordo o al netto? E i contratti sono registrati secondo il CCNL di appartenenza oppure lavorano in nero? (scusa la domanda che sembra stupida ma non lo è: se 600 sono gli euro/mese che prende Guido, forse c’è un piccolo errore perchè, credo, nessun Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro prevede la corresponsione di un salario/stipendio così basso..). Inoltre, indichi due volte la voce “affitto”: la prima volta per 1.000, la seconda volta per 3.300 euro (la somma farebbe 4.300..). Quale va considerato giusto: quello da 1.000, quello da 3.300 o la loro somma (4.300)?
Oltre a queste considerazioni, se ne potrebbero fare delle altre relativamente, per esempio, alla mancanza del costo di approvvigionamento: chiedi, infatti, “Quanto posso comprare per coprire le mie spese del negozio?” senza indicare, però, cosa vende il tuo negozio. Oppure, si potrebbero fare considerazioni relative alla mancanza di altre voci tipiche del conto economico e che non leggo…
Se credi, puoi contattarci allo 06-688.91.958 oppure puoi mandarci una mail a:
staff@businessplanvincente.com
e saremo lieti di darti la consulenza che hai richiesto.
Buongiorno,
è giusto calcolare il valore aziendale di una piccola Srl (cap. sociale € 10 000,00) usando la formula di Wacc?
o il valore aziendale coincide con il capitale sociale investito?
grazie in anticipo per un vostro gentile riscontro.
Saluti
Ciao Sam,
il capitale inizialmente conferito non coincide con il valore dell’azienda poichè quest’ultimo dipende da una serie di fattori (in primis la capacità che ha l’azienda di produrre profitti positivi). Infatti, è pieno di aziende che hanno un capitale di 10.000 euro e producono redditi per centinaia di migliaia di euro/anno: il valore di un’azienda può essere calcolato con vari metodi (finanziari, patrimoniale e misti); quelli finanziari sono i più usati perchè danno il reale valore dei redditi futuri attesi che l’azienda è in grado di produrre. E se i redditi futuri attesi sono di centinaiai di migliaia di euro, è il loro valore chr deve essere valutato, e non il valore del capitale conferito.
Buongiorno,
sto redigendo un BUSINESS PLAN per il mio Progetto, lavoro con le imprese in campo edile da 10 anni sia in campo privato che pubblico, e ora a 34 anni è giunto il momento di far fruttare l’esperienza accumulata e soprattutto le conoscenze in campo pubblico e privato. Sto progettando la costituzione di una SRL che opererà nel campo dell’illuminazione pubblica e privata con l’ausilio di prodotti a risparmio energetico. Il progetto prevede di iniziare utilizzando, se si riesce ad avere accesso, i fondi regionali previsti per le Start Up e quelli per i giovani sotto i 35 anni inoltre sto valutando l’utilizzo di un Business angel. Nel redigere il Business plan ho la necessità di fare una previsione dei costi iniziali per la costituzione della SRL e un’idea su quelli che possono essere i costi del primo anno di attività, avreste qualche consiglio d darmi? Ve ne sarei immensamente grato!
Ciao Vincenzo,
la domanda che ci poni prevede una risposta un pò complessa! Nel senso che non è complessa di per se la risposta quanto l’individuazione dei costi della tua attività; purtroppo non abbiamo idea di quali costi devi affrontare perchè non siamo esperti in questo settore.
Però, prova ad immaginare tutto quello di cui hai bisogno per esercitare la tua attività prestando particolare attenzione alla differenza fondamentale tra COSTI di GESTIONE e COSTI PLURIENNALI (cioè gli investimenti). I primi stanno nel conto economico, i secondi nello stato patrimoniale. I primi devono essere sottratti dai ricavi al fine della determinazione dell’utile di esercizio (da bilancio) mentre i secondi fanno parte del PATRIMONIO dell’azienda e NON entrano in conto economico se non nei termini dell’ammortamento e degli eventuali interessi passivi (e oneri finanziari) del finanziamento. Ci sarebbero, poi, altre cose da tenere presenti, ma mi fermo qui.
Molti commettono un errore clamoroso proprio perchè non sanno distinguere questi due tipi di costo che sono totalmente diversi tra di loro.
Quando scrivi il business plan, ricordati di questa differenza, altrimenti rischi il rigetto del tuo piano di business.
Se vuoi avere maggiori dettagli in merito, prova ad andare qui:
https://www.businessplanvincente.com/prodotti/il-bilancio-di-esercizio
E’ il prodotto all’interno del quale spighiamo esattamente questo aspetto della questione.
Gent.mo Barbarisi,
Ho un istituto di bellezza e, per svariati motivi che non stò qui ad elencare, sta perdendo fatturato e clientela.
La mia richiesta è la seguente:
come si può fare l’analisi dei costi di un centro estetico?
Quali sono gli strumenti di cui necessito per farla?
Spero possa darmi una risposta esaustiva e produttiva.
La ringrazio sin d’ora.
Giuseppe Di Giovanni
NON LEGGO LA RISPOSTA DELL’ESPERTO SAREI INTERESSATA ANCHE IO TROVANDOMI NELLA STESSA SITUAZIONE.Ho fatto anche un corso di gestione ma non e’ semplice mettere in pratica!
Ciao Manu,
grazie per quell'”esperto” che hai usato, se era rivolto a me..
Non ho dato una risposta poichè è un pochino complicata e diffcile da sintetizzare in un commento di un articolo; ma, soprattutto, non te l’ho potuta dare poichè fa parte delle attività di consulenza che eroghiamo ai nostri clienti quando ci chiedono un intervento in tal senso.
Scusa la franchezza della risposta, ma sono certo che anche tu riesca a capire che, se dovessimo dare risposte di consulenza qui, nel BLOG, a chiunque ce ne fa richiesta, avremmo chiuso il sito già da almeno un paio d’anni..
ok chiedo scusa!
Insomma, mi riferivo alla mia competenza di budgeting e soprattutto di contabilità analitica. Di come gestirla in PD proprio per controllare a consuntivo il BeP con la correlata analisi delle varianti.
Ho scritto almeno due pagine perdute in fase di invio per errore.
Se l’argomento è di interesse, con particolare riguardo al direct-costing, mi impegno a riproporre il tutto.
G. Di Marzio
Ciao Gustavo,
peccato per il rigetto di quello che hai scritto. Chiedi se è di interesse: la risposta è SI!
Se te la senti di riscrivere tutto il BLOG è a tua disposizione!
A presto, allora.
Avevo scritto due pagine di commento competente. Tutto rigettato per errore mail. Non me la sento di riscrivere tutto. Mi scuso,
G. Di Marzio
salve sto cercando di chiudere una ditta di imbiancatura non conosco i costi.cosa costa?
Ciao Salvatore,
non so che forma giuridica ha la ditta che vuoi chiudere e quindi non so cosa risponderti perchè i costi variano da forma giuridica a forma giuridica.
Se ti rivolgi a un commercialista può sicuramente darti un aiuto.
salve vorrei sapere cosa costa chiudere una ditta individuale grazie