
Ammortamento: tantissimi navigatori ci hanno chiesto di spiegare, in modo semplice e comprensibile, questo concetto il quale rappresenta uno dei cardini su cui basa l’intera economia aziendale e, di conseguenza, la parte finanziario-monetaria della finanza aziendale. Bene! E allora iniziamo a vedere cos’è questa parolaccia, cosa significa, come si calcola e come incide nell’ambito della gestione aziendale.
Come abbiamo appena detto, l’ammortamento è uno dei concetti-cardine della contabilità e uno degli aspetti più importanti su cui si basa la finanza aziendale poiché, come vedremo tra pochissimo, questo concetto comporta alcune considerazioni di carattere puramente finanziario anche se, a prima vista, sembra essere una questione di carattere strettamente contabile.
L’ammortamento nella gestione aziendale
Innanzi tutto, iniziamo con il dire che l’ammortamento di cui si parla nell’ambito della gestione aziendale non deve assolutamente essere confuso con l’ammortamento di cui si parla nell’ambito bancario: infatti, in questo secondo caso, l’ammortamento non è altro che un calcolo che si effettua per definire a quanto ammonta la rata di un mutuo che deve essere restituita a una banca (o a una società finanziaria) dopo l’ottenimento di un prestito (e, in tal senso, si parla di “piano di ammortamento“). Allo stesso modo , non dobbiamo confonderci sul significato che questa parola ha nell’ambito giuridico quando ci si riferisce allo smarrimento e/o al furto di un documento di credito (leggi qui la definizione).
Nell’ambito della gestione aziendale, invece, il concetto di ammortamento si lega alla sua definzione, la quale ci dice che: “L’ammortamento è un procedimento tecnico-contabile di ripartizione di un costo pluriennale in più esercizi“. Uhm…sarebbe a dire? Per capire bene questo concetto, occorre sapere che un “costo pluriennale” è un’immobilizzazione materiale o immateriale e per capire cos’è un’immobilizzazione tecnica rimandiamo a questa pagina.
Il concetto-base dell’ammortamento è abbastanza semplice da comprendere. Partiamo dal concetto di utilità: un bene (o costo) pluriennale fornisce all’azienda la sua utilità per più esercizi. Ciò significa che, a differenza dei costi di esercizio (che sono sintetizzati nel conto economico), un bene pluriennale “entra” nel ciclo di lavorazione per vari anni. Questo spiega perché gli impianti, i macchinari, gli automezzi, i computer, i mobili e gli arredi e altri beni, si trovano nello stato patrimoniale attivo tra le immobilizzazioni. Il fatto di stare tra le immobilizzazioni è legato a un concetto finanziario fondamentale della gestione: il ciclo di reintegro finanziario degli investimenti, in base al quale si calcola quanto tempo ci vuole per “trasformare” in denaro un investimento.
Quando un’azienda acquista un impianto, questo impianto si “trasforma” in denaro in un arco temporale più ampio di 12 mesi poiché i prodotti che si ottengono grazie a quell’impianto sono quelli che generano i ricavi che sono necessari per “riprendersi” i soldi dell’impianto stesso. E questo processo “dura” per più di un esercizio. Il fatto è uno, e molto semplice: supponiamo che nel 2010 ho acquistato un impianto e l’ho pagato 100.000 euro e supponiamo che questi 100.000 euro li ho “tirati fuori” finanziariamente nello stesso 2010, la domanda è: “Ma è giusto che il 2010 si deve sobbarcare l’intero costo dell’impianto (cioè i 100.000 euro) anche se quell’impianto serve per produrre prodotti che saranno venduti anche negli anni successivi?”.
La risposta, dal punto di vista contabile, è: NO! Non è giusto che il 2010 si deve caricare l’intero costo dell’impianto, e che gli anni successivi non si accollano alcun costo per quell’impianto, pur beneficiandone. E quindi è corretto (contabilmente e finanziariamente) effettuare la “ripartizione del costo pluriennale in più esercizi”. Semplice.
L’ammortamento: cosa è e come si calcola?
Ma come si effettua questa ripartizione del costo pluriennale?Come si fa il calcolo dell’ammortamento? Semplicemente dividendo il COSTO STORICO dell’impianto per il numero degli anni di durata dell’ammortamento. E chi è che definisce il termine di durata dell’ammortamento? Il T.U.I.R. (Testo Unico delle Imposte sui Redditi), e non l’imprenditore… Supponiamo che la durata stabilita dal T.U.I.R. sia di 5 anni, allora il nostro impianto viene “ammortizzato” nel modo seguente, individuando la c.d. QUOTA DI AMMORTAMENTO:

Il COSTO STORICO è il costo di acquisto dell’immobilizzazione (nel nostro esempio: 100.000 euro) e la quota di ammortamento è il costo di esercizio che deve attribuito nel conto economico dell’esercizio in cui c’è stato l’acquisto (cioè il 2010) più i quattro esercizi successivi (e cioè: il 2011, il 2012, il 2013 e il 2014). Cosa accade con questa “ripartizione del costo pluriennale in più esercizi? Accade che ogni esercizio si trova “caricato”, tra i costi, il costo di ammortamento dell’impianto, di modo che ogni esercizio contenga la sua parte di costo pluriennale.
Fin qui, la questione di carattere puramente contabile.
L’aspetto di carattere puramente finanziario è un altro, e molto più importante: infatti la quota di ammortamento del bene pluriennale è iscritta tra i costi di esercizio di ognuno degli esercizi considerati, di modo che ogni esercizio abbia la sua parte di costo. Ma la definizione dice che “l’ammortamento è un procedimento tecnico-contabile…” eccetera. E’ UN PROCEDIMENTO TECNICO-CONTABILE, significa che è una specie di “artificio” che si è inventato la contabilità per ripartire il costo di un bene pluriennale. Ma se è vero che l’intera uscita finanziaria dovuta all’acquisto dell’impianto (100.000 euro) è avvenuta nel 2010, è altrettanto vero che negli anni successivi questa uscita finanziaria non c’è e non ci sarà, poichè c’è già stata (nel 2010), pur essendo iscritta tra i costi dei conti economici.
E allora? E allora accade una cosa abbastanza curiosa: che nel conto economico di tutti gli esercizi c’è un costo (che è la quota di ammortamento) che concorre all’abbattimento del reddito, ma dal punto di vista finanziario non c’è alcuna uscita monetaria. Ecco perchè, infatti, l’ammortamento è considerato uno dei tanti COSTI NON MONETARI della gestione!! Ed ecco perchè l’ammortamento entra nell’ambito del calcolo del c.d. AUTOFINANZIAMENTO, che è la capacità dell’azienda di produrre al suo interno risorse monetarie, senza fare ricorso a fonti esterne di finanziamento…
Capiamo benissimo che la cosa è abbastanza complicata, ma quando si scrive un business plan questi sono aspetti da tenere nella dovuta considerazione proprio a causa della doppia veste economico-finanziaria degli investimenti in immobilizzazioni. E quando noi diciamo che lo Stato Patrimoniale e il Conto Economico sono intimamente connessi come marito e moglie (perché quello che accade nell’uno comporta delle ripercussioni nell’altro), non facciamo facili battute, ma vogliamo solo mettere in guardia l’imprenditore, il neo-imprenditore e l’aspirante imprenditore dai rischi che corre nel valutare in modo adeguato e corretto quello che fa quando si lancia in nuovi investimenti e/o idee di business.
Tutti i segreti che ti sono utili per comprendere fino in fondo le dinamiche economico-finanziarie dello Stato Patrimoniale e del Conto Economico li puoi trovare nel nostro prodotto: “Il bilancio di esercizio“.
Mi potete rispondere a questo quesito spiegandomi tutti i calcoli da fare per i vari passaggi? Acquistati mobili e arredi 50000 euro + iva 22% 2020 fai la registrazione acquisto in partita doppia e sul libro giornale poi vengono ammortizzate al 20 % annuo calcola il piano di ammortamento poi il 15/05/2023 vengono cedute a 5000 + iva 22% calcola il prezzo di cessione
Ciao Elisabetta,
spero tu non te la prenda e che non ci rimanga male ma la risposta da darti per spiegarti tutto il processo di ammortamento è un pochino lunga e difficile da sintetizzare in un post di poche righe. Noi scriviamo articoli per spiegare i concetti e gli aspetti essenziali della contabilità, del bilancio, della finanza d’impresa, del controllo di gestione e della pianificazione di business.
So di non essere stato di particolare aiuto ma, purtroppo, molte delle domande che ci vengono rivolte nei commenti di questo sito fanno parte delle nostre attività di consulenza.
Il 28/10/n subisce un furto di un autocarro acquistato alcuni anni prima a 32000 euro e ammortizzato per il 60%. (coeff.ammortamento del 20%)
registrato questo esercizio in partita doppia come sarebbe?
Salve e grazie per l’ottimo articolo. Però da profano avrei una domanda su una cosa che non mi è chiara:
La mia potenziale situazione ipotetica molto semplice:
Fatturo 60000 €, sono un artigiano e sto nel forfettario
Nei costi fissi ho : € 10000 affitto , € 6000 energia (costi reali), € 6000 ammortamenti (costo fittizio)
Costi variabili : 20% costo della materia prima sul fatturato
Nel calcolare la base imponibile e pagare tasse e INPS concorrono tutte queste voci.
Ma alla fine io quei €6000 euro di ammortamento che scorporo dal fatturato e che nella pratica non sono un costo reale me li metto in tasca o cosa una volta ottemperato tutti gli adempimenti?? Non so se sono stato chiaro
Ps io ho sostenuto tutti gli acquisti dei beni strumentali e opere da ammortizzare con capitale proprio già in pre avviamento
Ciao Alessandro,
spero di aver capito bene e ti rispondo in base a quello che ho capito.
Dunque: innanzi tutto, per il calcolo della base imponibile, delle tasse, versamenti INPS e altri adempimenti fiscali è meglio chiedere al commercialista poiché lui è un fiscalista mentre noi ci occupiamo della parte economico-finanziaria (sono due aspetti abbastanza differenti anche se attengono alla gestione dell’azienda).
Ciò premesso, dal punto di vista finanziario c’è una cosa che si chiama “Autofinanziamento” il quale è la capacità che ha l’impresa di produrre risorse finanziarie al suo interno. La formula di calcolo dell’autofinanziamento è: UTILI+AMMORTAMENTI+ACCANTONAMENTI proprio perché entrano in gioco voci di bilancio che incidono sul calcolo dell’utile fiscale ma che non hanno manifestane finanziario.monetaria.
Detta più semplicemente, gli ammortamenti sono soldi che escono fuori dal bilancio ma non dalla gestione monetaria. quindi quello che hai scritto è abbastanza corretto. Per quanto riguarda gli aspetti fiscali, rinnovo l’invito a parlare con un commercialista.
Il calcolo dell’autofinanziamento
Salve, avrei bisogno di alcuni piccoli segreti per il mio BUISNESS PLAN DI SUCCESSO, come faccio?
Buongiorno, provo a farle questa domanda, sperando sia ancora attivo il servizio di risposta.
In questo anno 2018 ho acquistato beni strumentali ( macchinari lavorazione legno) per un ammontare di ca. 60.000€ , di questa cifra va in ammortamento il 20% nel 2018 e cioè come costi di azienda , in pratica scarico nel 2018 12.000€ ? Grazie
Buonasera,
Sono alle prime armi con la contabilità e volevo sapere se potevate aiutarmi con questo quesito: quando l’immobilizzazione è stata ammortizzata per l’intero costo storico come devo registrare nei conti di mastro la chiusura? Per esempio, se nel mastrino software ho 36000 euro nella sezione D e nel fondo ammortamento arrivo alla stessa cifra con l’operazione in corso, come chiudo i due mastrini?
Buon giorno Pamela,
per mostrare come si fa il passaggio contabile di chiusura di un conto avremmo bisogno di un libro mastro oppure di un libro giornale che, in questa sede, invece non abbiamo, purtroppo. Non è che non voglio aiutarti: è che, sebbene l’operazione sia abbastanza semplice, servirebbero i libri contabili per farla vedere. E, sinceramente, non ho idea di come poter fare in un commento a questo post.
Mi dispiace non essere stato di particolare aiuto.
Buonasera,
volevo sapere se nello stato patrimoniale una volta che inserisco le immobilizzazioni al costo storico devo poi inserire il fondo ammortamento nelle passività.
Grazie in anticipo
Ciao Giulia,
le immobilizzazioni (materiali e immateriali) ormai vengono iscritte in bilancio (stato patrimoniale ATTIVO) al netto del fondo di ammortamento. Quindi il fondo non compare in passivo così come non compare il costo storico nell’attivo. Compare solo il valore netto. Questo, per la disciplina giuridica che ha recepito la IV direttiva CEE (che puoi leggere qui).
Che, poi, i commercialisti mettano in attivo il costo storico e in passivo il fondo di ammortamento PRIMA di presentare il bilancio da depositare, va bene lo stesso poiché rende più facilmente leggibile il bilancio. Però, per IV direttiva, il bilancio si deposita con i valori netti.
Salve, una domanda semplice. Dovendo posare pavimento nell’ufficio di mia moglie avvocato, vorrei sapere in quanti anni si spalma l’ammortamento ai fini della relativa detrazione fiscale. E se facessi da solo il lavoro posso godere dell’ammortamento a tal fine del costo del materiale?
Grazie.
Ciao Ignazio,
la posa del pavimento potrebbe essere intesa come una ristrutturazione che va ad incrementare il valore dell’immobile. questo, se affidi la ristrutturzione ad una ditta che ti presenta fattura “a corpo” per il lavoro eseguito. In questo caso, l’ammontare dei lavori aumenta il valore del bene immobile e, quindi, deve essere ammortizzato in cinque anni. Ci possono essere anche le ipotesi di super-ammortamento ma, per questo, ti conviene chiedere ad un commercialista perché questa è materia di loro competenza.
Se, invece, i lavori li fai tu stesso e ti limiti ad acquistare i materiali, questi non puoi ammortizzarli poiché, in un ipotetico conto economico, sarebbero dei costi di esercizio e, come tali, si “scaricano” da soli senza bisogno dell’ammortamento.
Mi perdoni ma non ho capito il discorso della ripartizione dei costi di ammortamento del bene negli anni. Mi spiego, se acquisto un bene che pago 100, ed applico l’ammortamento in 5 anni, nel conto economico del primo anno non mi verra’ gia imputata tutta la quota avendola io pagata per intero? Quindi come faccio poi negli anni successivi a ripartirla fra i costi di esercizio quando già il costo l’ho scaricato tutto nel primo anno?
Es: -2017 spendo 100 e scarico 100- 2018 scarico 20? -2019 scarico 20? ecc ecc ma se fosse cosi scaricherei il doppio di quello che ho realmente pagato….sicuramente non ho capito…..grazie
Ciao Simone,
commetti un errore che commettono quasi tutti; scambiare l’aspetto economico della gestione con quello finanziario. La determinazione della quota di ammortamento è un costo di gestione che va messo nel conto economico e il suo ammontare viene determinato attraverso la divisione del costo storico dell’immobilizzazione con la durata dell’ammortamento (che, di solito, è cinque anni). Nel nostro esempio: 100/5=20
Così facendo ottieni 20 che sarebbe il costo di gestione relativo al costo pluriennale e che va messo in conto economico. I 100 che hai pagato il bene fanno, invece, parte dell’aspetto finanziario della gestione. Aspetto economico e finanziario della gestione sono strettamente legati ma sono due cose totalmente differenti.
Complimenti per l’articolo
Grazie!
Buongiorno Giancarlo, complimenti innanzitutto per la semplicità/comprensibilità “per grandi linee” dell’argomento trattato. Spesso, anche professionalmente, c’è bisogno di questo livello di conoscenza degli argomenti senza andare oltre con eccessivi tecnicismi o approfondimenti.
Ho letto nelle Tue risposte ai commenti che è questo il vs intento; e se così è ci stai riuscendo.
E questo è stato il mio caso.
Però a questo punto, compreso (forse) il principio dell’ammortamento, vorrei portiTi, se posso, il seguente quesito; scusandomi fin d’ora per la probabile banalità (o inaccettabilità della domanda) della domanda.
1) devo affidare in concessione ad un’azienda lo svolgimento di un pubblico servizio mediante apposito contratto – supponiamo per un periodo di 5 anni – e per svolgere tale servizio l’azienda deve acquistare un automezzo con relativo allestimento tecnologico;
2) determino il “costo storico” (di acquisto) dell’automezzo e definisco in 5 anni il relativo ammortamento;
3) al termine dei 5 anni, alla scadenza del contratto di servizio, chi è il proprietario dell’automezzo?
4) come posso contrattare questo aspetto (in base a quella che sarà la Tua risposta);
5) è doveroso e coerente che il periodo di ammortamento non vada oltre la durata del contratto di servizio ?
Grazie alla chiarezza e la spiegazione ho capito (a spanne…) il significato della parola “ammortamento”, pur essendo una capra in materia. Complimenti! Salverò questo sito e i preferiti
Ciao Emanuele,
grazie per i complimenti e per il salvataggio del sito tra i tuoi preferiti.
Per qualsiasi cosa,siamo qui.
Scusa, ma come fai a calcolare la quota di ammortamento con una semplice divisione del capitale per la durata dell’ammortamento? Significa che non consideri gli interessi che vengono maturati da ogni singolo pagamento ed è’ un errore di matematica finanziaria MOLTO GRAVE!!!! Spero di aver capito male quello che hai scritto nell’articolo o di essermi perso qualche passaggio, ma se così non fosse ti chiedo di correggere quanto esposto, altrimenti rischi di diffondere informazioni errate!!! Grazie
Ciao Giacomo,
la quota di ammortamento, in modo grossolano, viene calcolata dividendo il COSTO STORICO (e non il capitale, come hai scritto sopra..) per il numero di esercizi di vita utile del bene (che il T.U.I.R., nella maggior parte dei casi e in mancanza di ipotesi particolari, calcola in cinque anni). Il COSTO STORICO del bene è dato dal costo di acquisto del bene al quale occorre sommare (se ci sono) anche una serie di altri costi detti “accessori” e che incrementano il valore del bene stesso e che, come tali, vanno ammortizzati.
Specificato ciò, non mi è molto chiaro quali sono gli interessi e, soprattutto, non mi è molto chiaro a quale tipo di “pagamento” fai riferimento: forse ho capito male, ma se ti riferisci al pagamento della quota di ammortamento, forse ti sfugge che la quota di ammortamento non viene “pagata” in alcun modo poiché deriva da un artificio contabile “..di ripartizione di un costo pluriennale in più esercizi”. Tanto è vero che la formula dell’autofinanziamento prevede che all’utile netto risultante dal bilancio vengano aggiunti proprio gli ammortamenti e gli accantonamenti, poiché sono costi non monetari.
Forse gli interessi a cui ti riferisci sono quelli relativi ad un eventuale finanziamento con cui è stato acquistato il bene da ammortizzare?
Non so se è a questo tipo di interessi che ti stai riferendo ma, nel caso, e per essere pignoli e precisi come giusto che sia, non sta scritto da nessuna parte che occorra prendere un finanziamento per acquistare un bene ammortizzabile. In tal senso, se sono molto liquido e acquisto un automezzo (un camion, un’automobile) posso tranquillamente pagarlo in contanti, senza dar luogo ad alcun tipo di interesse da calcolare sul costo di acquisto del bene ammortizzabile.
Qualora, invece, il bene fosse stato acquistato con un finanziamento, occorrerebbe effettuare un’ulteriore specificazione: occorrerebbe, cioè, dividere la parte degli interessi che fanno parte del c.d. “breve termine” (ossia gli interessi che devono essere pagati sulla parte di finanziamento con scadenza entro i 12 mesi e che si chiamano “oneri bancari”), dalla parte degli interessi legati alla parte avente scadenza di lungo termine, ossia oltre i 12 mesi (e che si chiamano “oneri finanziari”). Però, così facendo, ancorché giusto e corretto, rischierei di non far capire a chi legge gli articoli di questo sito cos’è, effettivamente, questo ammortamento e come funziona.
Per questioni di semplicità espositiva ho omesso di citare altre varie ipotesi in merito all’argomento “Ammortamento”: mi riferisco, nello specifico, alle ipotesi di ammortamento a quote crescenti e ammortamento a quote decrescenti che vengono utilizzate, di solito, per le c.d. “politiche di bilancio”. Così come ho omesso di specificare ipotesi di “ammortamento integrale” (quello per i beni che costano meno di € 516,46) oppure ammortamento “accelerato”, “anticipato” e “ridotto”.
Insomma…ho omesso un po’ di fattispecie tipiche del caso.
Non so se ci hai fatto caso e se hai letto qualche altro nostro articolo ma, in questo sito, affrontiamo una serie di argomenti di economia aziendale, finanza aziendale, controllo di gestione e altro ancora nella loro veste più semplice, quella più facilmente comprensibile alla stragrande maggioranza delle persone che non sa nemmeno di cosa stiamo parlando. Tutto il nostro sito, infatti è dedicato proprio a coloro che sanno nulla di queste materie e vogliono capirci un po’ di più. Prova ne sono le migliaia di commenti in calce alle centinaia di articoli che abbiamo scritto e che, da sette anni a questa parte, stanno incontrando e hanno incontrato il favore del pubblico al quale ci rivolgiamo.
Già una volta, qualche anno fa, ho risposto ad un altro navigatore che l’imprenditore, l’aspirante imprenditore e lo startupper medi non sanno cosa farsene delle “spiegazioni” dei professori universitari che sono ricchissime di cose e di specificazioni tecniche ma che non servono a nessuno di loro nel momento in cui devono aprire una baracca e devono gestirne i risultati economici.
Il tuo, come tantissimi altri, è stato un valido contributo al miglioramento del nostro sito e alla diffusione delle informazioni di cui non posso fare altro che ringraziarti.
Non dimentichiamo, però, chi è il navigatore medio del nostro sito e non dimentichiamo che noi lavoriamo per lui e non per i “tecnici” del settore.
Salve , ho letto quest’ articolo e ho subito capito l’ammortamento e la ringraazio moltissimo però volevo chiederi se potevo avere dei chiarimenti in merito ad altri concetti che non mi sono molto chiare se per lei va bene (sono una studentessa per primo anno di economia aziendale e sto preparando l’esame :O )
Ciao Marianna,
grazie per i complimenti sulla chiarezza e semplicità della spiegazione.
Per i chiarimenti su altri concetti, chiedi pure; se posso, rispondo volentieri.
L’ammortamento è un artificio contabile imposto dal legislatore per conteggiare nel bilancio il costo dei beni “strumentali” ovvero quelli durevoli che contribuiscono a produrrei ricavi in diversi anni contabili al solo fine del conteggio delle imposte annuali.
Per questa finalità il legislatore stesso ha classificato questi beni in specifiche categorie omogenee e ha determinato delle % di ammortamento per ciascuna di esse ( immobili, macchine elettroniche, ecc) a seconda di quanto si prevede duri la loro utilità nel tempo.
Ad esempio le macchine di ufficio si ammortizzano in 5 anni (20% di ammortamento l’anno) , i beni immobili in 20 col 5% l’anno) .
Come detto , per motivi fiscali il legislatore ha stabilito la aliquota del reale costo di questi beni ammissibile ai fini fiscali quali “costi” dell’anno.
Questa aliquota del “Costo reale” quindi è una partita “fittizia” che si usa ai soli fini del calcolo della base imponibile (ricavi meno costi del periodo) su cui si calcolano le tasse.
La recente legge di bilancio consente di aumentare fino al 250% (superammortamento) la quota riportata nella fattura di acquisto del bene a valenza pluriennale su cui calcolare la % di ammortamento (costo) annuale.
In tale modo i costi detraibili aumentano e l’imponibile (ricavi meno costi) cala. Le società pagano meno tasse in ragione della aliquota irpef o irpeg applicabile al loro regime fiscale.
Salve, non ho capito perche si ha la reintegrazione economica, ossia la rigenerazione del capitale impiegato per le immobilizzazioni, tramite l ammortamento.
Grazie
Ciao Edoardo,
l’ammortamento è un costo di gestione e fa parte del complesso dei costi che devono essere considerati per il calcolo del reddito.
Se i ricavi (totali) sono maggiori dei costi (totali) allora vuol dire che il conto economico “ha pagato” anche l’ammortamento e, quindi, c’è stato un reintegro dell’ammortamento.
Buongiorno, dovrei comprare una strumentazione ottica, dove una ditta mi propone un’offerta pari a € 30.000 con testuale parole sotto riportate :
” Le offerte avranno valore fino a tutto il 2016 periodo nel quale potrete godere del super ammortamento del 140% in base alla normativa contenuta nella legge di stabilità “.
Vuole essere così gentile di farmi un esempio pratico , sul super ammortamento del 140% tale da togliere qualsiasi dubbio.
Cordialmente Salvatore.
Buon giorno, Salvatore,
sinceramente tutto ciò che va oltre il 100% mi ha sempre dato l’idea di una cretinata, per dirla chiara e tonda.
“Ti faccio lo sconto del 140%!!!”, ogni tanto urla qualche idiota.
“da noi puoi risparmiare fino al 120%..”, risponde qualche altro imbecille.
e via dicendo.
Mi sembra appena il caso di farti notare che uno sconto del 100% significherebbe, per l’azienda che lo effettua, vendere il prodotto a zero. Mi spiego meglio: se un prodotto ha un costo di 70 euro e ti fanno lo sconto del 100%, significa che quel prodotto TU non lo paghi (hai lo sconto del 100%..) e significa che l’azienda ci rimette (infatti, ci sarebbero da considerare i costi fissi e quelli variabili, ma questi sono “dettagli” insignificanti…).
Uno sconto del 140% significherebbe che l’azienda ti da’ dei soldi per acquistare un suo prodotto; siamo nel campo della follia pura..
Quindi, senza che mi diulungo troppo in spiegazioni inutili, un ammortamento del 140% semplicemente NON ESISTE.
Semplice.
Buona giornata
Un ammortamento del 140% significa che puoi detrarre il 140% del costo sostenuto, rimangono invariati tutti gli altri parametri.
Faccio un esempio:
spendo € 10.000,00 per l’acquisto di alcuni macchinari, mi porto in ammortamento l’importo di € 14.000,00.
Spero di essere stato chiaro.
Buona serata.
Ciao Daniele,
scusami per quello che sto per scriverti ma, forse, non ho capito bene quello che hai scritto.
Un ammortamento del 140% NON ESISTE né dal punto di vista fiscale, né da quello contabile né, tantomeno, da quello della logica.
E’ come se dicessi “Ho acquistato una macchina (o quello che ti pare) e il concessionario mi ha fatto lo sconto del 140%!!!”. Questa cosa significherebbe che il concessionario ti ha dato il 40% del prezzo della macchina, oltre ad averti venduto la macchina stessa gratis.
Mi sembra un po’ troppo azzardata, come ipotesi..
Il limite massimo dell’ammortamento (così come dello sconto per la macchina) è del 100%: infatti, sotto particolari ipotesi, c’è il c.d “ammortamento integrale” riservato ai beni che hanno un valore inferiore a 516,46 ero. Solo in questo caso, in un solo anno si ammortizza il 100% del costo storico.
L’ammortamento del 140% non esiste: non puoi “portare in ammortamento” 14.000 euro. Oltre che essere un’ipotesi poco percorribile, è anche illegale.
Spero di essere stato chiaro, io.
Articolo e risposte molto utili e chiare, fantastico, grazie!
Ciao Gianluigi,
GRAZIE a te per il complimento!
Sapere che tante persone come te apprezzano il nostro lavoro, ci stimola ad andare avanti e a fare sempre meglio.
Spiegazione chiarissima! Grazie davvero
Ciao Raffaele,
grazie a te. Buona giornata.
Se il valore dell impianto è di 110.000 € e l ammortamento è 20%, perché la quota di ammortamento viene di 23.300 e non di 22.000?
Ciao Dona,
scusa ma non mi è molto chiaro a quali numeri ti stai riferendo. Se puoi indicarmi da dove li hai presi, posso darti una risposta più precisa.
Salve,avrei bisogno di un chiarimento sull’ammortamento di un bene durevole
Diciamo che normalmente si legge che l’ammortamento è la ripartizione del costo storico(totale,iniziale)in quote minori che vengono addebbitate in ogni esercizio dal momento dell’acquisto,sino ad un termine contabile.Quindi non si può imputare sul conto economico di un esercizio il costo totale del bene,dato che viene usato anche dopo.Quello che non mi è chiaro è il ruolo del fondo ammortamento e il reintegro della spesa effettuata per l’acquisto di tale bene.
Esempio,acquisto un impianto da 50000 euro.Avrò quote di ammortamento,ok.Ma poi non bisogna accantonare una parte di ricavi per “riprendermi” nel tempo i soldi che avevo speso?E’ quello il senso del fondo ammortamento?Non capisco perchè si parla di obsolescenza del bene anche……grazie per un eventuale aiuto
Ciao,
la spiegazione è abbastanza semplice: se partiamo dal presupposto che l’ammortamento “..è un processo tecnico-contabile..” etc etc.., lo dice la definizione stessa che si tratta di un “procedimento”; si tratta, cioè, di un artificio contabile che serve alla contabilità per “..ripartire un costo pluriennale in più esercizi”. Questa è la premessa.
Trattandosi un artificio contabile (per definizione), tutto ciò che consegue all’ammortamento è la conseguenza di un artificio contabile e, quindi, è tutto un artificio contabile! Scusa il giro di parole (spero di non averti confuso le idee ancora di più…) ma se hai capito questo, capisci tutto. Infatti, il fondo di ammortamento, è un altro artificio contabile con il quale la contabilità “crea” un fondo che va a rettificare il costo storico del bene ammortizzabile e questo fondo viene creato in ragione della quota di ammortamento che viene accantonata ogni anno, per la durata dell’ammortamento (di solito, 5 anni da TUIR). E cosa succede, dopo? Succede che, mano a mano che aumenta il fondo di ammortamento, diminuisce il valore contabile del bene. O, se preferisci, ogni anno il valore contabile del bene diminuisce del valore della quota di ammortamento.
Facciamo un esempio:
costo storico = 100
Durata amm.to = 5 anni
Quota amm.to annuale= 20
Alla fine del primo anno, il fondo di ammortamento è dato dalla somma delle quote di ammortamento che, al primo anno, sono una sola: la prima quota, valore 20. Quindi il Fondo ammortamento alla fine del primo anno è 20.
Se il fondo è 20 e il fondo va a rettificare il costo storico (100), quanto vale il bene (contabilmente)? Vale Costo storico – Fondo Ammortamento. Cioè vale 100 – 20= 80.
Alla fine del secondo anno, accantoni la seconda quota e la metti nel fondo il quale, quindi, arriva a 40 (20 della quota I° anno + 20 quota II° anno. Giusto?). Il valore contabile del bene è dato, come prima, da: costo storico (100) – fondo ammortamento (40. Quindi, alla fine del secondo anno, il valore contabile è 60.
Al terzo anno, stessa storia; il fondo diventa 60 (20 della quota I° anno + 20 della quota II° anno + 20 della quota II° anno) e il valore contabile è 40 dato, come sempre, da costo storico (100) – fondo ammortamento (che, alla fine del terzo anno è uguale a 60). Ti torna?
E così via.
Alla fine del V° anno, hai accantonato nel fondo 5 quote del valore di 20 per un totale di 100 e il fondo, come sempre, va a rettificare il costo storico e quindi avremo che (costo storico (100) – fondo ammortamento (100) = 0 (zero.
alla fine del V° anno il valore contabile del bene è zero.
E tutto torna.
Il recupero dell’ammortamento tramite i ricavi è esattamente questo passaggio: tutto rimane nell’ambito del “procedimento tecnico-contabile..” e quindi, quando ogni anno imputi la quota nel conto economico, stai, si fatto, sottraendo un costo (la quota stessa di 20) ai ricavi, anche se la quota è una componente NON MONETARIA della gestione. Ma questa è un’altra questione un pochino più complessa…
Spero di esserti stato di aiuto e di avere dissipato i dubbi.
Grazie mille per la disponibilità…….in merito alla questione
Quindi l’ammortamento essendo una componente NON monetaria,non prevede praticamente movimenti di denaro diciamo.Nel senso,nel fondo di ammortamento non vanno accantonati soldi “veri”?.Che alla fine dell’ammortamento diventano utilizzabili e che rappresenterebbero il recupero monetario del costo storico sostenuto ?
Perchè,sino al concetto di ripartizione del costo su più esercizi,non facendo gravare il costo storico totale su uno solo(in alcuni casi portando in perdita i conti probabilmente)ci sto,ok anche l’artificiosità contabile.
In definitiva,se io acquisto un bene di costo X,negli anni di utilizzo,dovrei recuperare man mano il denaro speso.Il fondo ammortamento non c’entra nulla con questo?Quindi non è un accantonamento di denaro(sottraendolo ai ricavi)che mi porterà a riavere il costo dell’acquisto e mi rettifica il costo storico?
Perdonatemi se sono di legno,ma non sono ne di mestiere e sui libri non è agevole arrivare a fondo del concetto
grazie ancora
interessante
ciaoo, in un esercizio che mi hanno dato c’e’ scritto che un arredamento e’ gia’ ammortizzato per il 50 % al coefficiente del 18 % annuo. devo fare lo stesso l’ammortamento oppure no?????? grazieee 🙂
Ciao Giada,
certo che devi fare l’ammortamento! Al di là dell’ammontare della quota (questo 18% mi sembra un po’ strano..), l’ammortamento deve essere completato fino al valore complessivo del bene, cioè fino al 100%.
nel’ esercizio c’e’ scritto proprio 18 %. comunque grazie mille ho capito finalmente 🙂 😉
Buonasera,
Facendo riferimento al post di Carmelo, in cui si dice che ho ricavi pari a 20.000 euro di cui 10.000 euro andranno tassati negli utili e 10.000 euro imputati all’ammortamento del bene… Questi che non entrano e non escono dalle tasche… Dove vanno a finire?! Cioè io li ho in entrata effettiva quei 10.000 euro, li ho guadagnati.. Mi restano sul conto corrente come liquidità per la società? La società li può usare ad esempio per pagare un dipendente?!
Ciao Massimo,
la domanda che hai posto richiederebbe di affrontare aspetti della gestione un po’ complicati poiché riguardano la gestione finanziario-monetaria..
Come ho scritto sopra a qualcun altro, l’ammortamento è solo un “procedimento tecnico contabile..” rivolto all’imputazione di un costo (cioè la quota di ammortamento) direttamente nel conto economico per questioni di tasse. Essendo un artificio contabile non da’ luogo a uscite finanziario-monetarie e, di conseguenza e sotto alcune condizioni, i soldi dell’ammortamento ce li dovresti avere in tasca.
Buongiorno
mi è capitato di avere un utile ante imposte negativo, come faccio a calcolare le imposte?
Grazie
Ciao Francesco,
quanto l’utile ante imposte è negativo le imposte non si pagano.
Finalmente sono riuscita a trovare risposte a tutti i miei dubbi riguardo l’argomento!! eccetto ad uno: l’ammortamento viene fatto anche per ragioni relative alla detrazione fiscale del macchinario (per esempio)? cioè io oltre che dividere il costo dell’immobilizzazione per gli anni di vita utile della stessa, devo farlo anche per detrarne fiscalmente una parte ogni anno?
Ciao Stefania,
grazie per il complimentone che ci hai fatto!! Non so a che punto eri con “..tutti i miei dubbi..” in materia ma, il semplice fatto di averli dissipati, ci fa piacere! Ne resta uno solo; sciogliamo anche questo, allora.
L’ammortamento viene fatto anche (direi: esclusivamente..) per ragioni di carattere fiscale tanto è vero che le modalità di detrazione dell’ammortamento dal conto economico non vengono decise dall’imprenditore né dal suo commercialista ma direttamente dal T.U.I.R. (Testo Unico delle Imposte sui Redditi, cioè dal “Sig. Fisco” in persona!).
L’ammortamento, infatti, è “..un procedimento tecnico-contabile di ripartizione di un costo pluriennale in più esercizi..” etc etc. Un “procedimento tecnico-contabile” significa che è un artificio dettato dai principi contabili per questioni di competenza economica del costo che deve essere inserito nell’ambito dei costi del conto economico. Ed è chiaro che, a parità di tutte le altre condizioni, se inserisci un costo (l’ammortamento) tra i costi, questi costi aumentano e, di conseguenza, diminuisce l’utile ante imposte dal quale vengono calcolate le tasse da pagare.
Spero di essere stato chiaro (anche se, forse, un pochino contorto..) e di aver sciolto ogni tuo dubbio residuo.
Buongiorno. Ho dei dubbi in merito alla quota di ammortamento. Supponiamo che, a fronte di un investimento di 300.000 euro, si abbia una quota di ammortamento complessiva ( riferita ad attrezzature ed impianti, adeguamenti strutturali, etc) di 39.000 euro. Supponiamo che abbia contratto un mutuo per far fronte all’investimento con rata annuale di 30.000 euro. A questo punto nel conto economico, nei costi, devo riportare quota di ammortamento e rata annuale? c’è connessione tra queste due voci (l’una esclude l’altra)?
Ciao Francesco,
purtroppo le domande che hai fatto riguardano due aspetti essenziali della gestione aziendale; aspetto economico e aspetto finanziario.
Poi, nell’ambito dell’aspetto finanziario, occorre distinguere tra l’aspetto finanziario “puro” e quello finanziario-monetario che è quello che interessa maggiormente poichè riguarda le vere e proprie entrate e uscite monetarie (i soldi “cash”, per capirci..).
La risposta da darti è un po’ complessa (non è che non voglio dartela, ma è davvero complicato spiegare in un commento di un post i collegamenti tra la finanza aziendale e l’aspetto economico della gestione..); mi limito a dirti che l’ammortamento non da luogo a uscite monetarie pur essendo un costo di gestione e il finanziamento che hai preso (e che devi restituire), invece da luogo a uscite monetarie (i soldi che devi restituire) ma non è un costo bensì una diminuzione di un debito (aspetto finanziario e finanziario-monetario della questione). La sola cosa che entra in conto economico come costo è la parte della rata (che devi rimborsare) relativa agli interessi passivi (chiamata “oneri finanziari”) sul prestito.
Quindi; in C/E devi riporatre ammortamento (per intero) e interessi passivi della rata (calcolata su base annuale).
Spero di essere stato di aiuto comunque.
Buongiorno
sei stato molto esaustivo
Grazie mille
articolo chiaro ed esaustivo.
Ciao Donato,
grazie per il complimento; fa sempre piacere vedere il proprio lavoro apprezzato dagli altri.
Buongiorno! Desidero alla luce di quanto letto sopra fare una domanda: Dal momento che l’imprenditore ha acquistato un bene, è forse l’ammortamento che costituisce la restituzione del costo senza che sia tassato?
cioè ad esempio spendo 100.000,00 € per acquistare un’attrezzatura, ricavo 20.000,00 in un anno di utilizzo(al 31/12) ponendo il caso di poter mettere l’attrezzatura in ammortamento per 10 anni, ne consegue che la quota di ammortamento annuale è 10.000,00 € e quindi fiscalmente pago le tasse su 10.000,00 (cioè su 20.000-10.000) e i 10.000,00 di quota ammortamento mi rientrano in tasca esen tasse? Oppure che fine fanno?
Ciao Carmelo,
il ragionamento che hai fatto è corretto: infatti l’ammortamento, al di là del fatto che è un costo non monetario, viene comunque inserito nell’ambito dei costi del conto economico e, a parità di tutte le altre condizioni (cioè tutti gli altri costi e tutti gli altri ricavi), la sua presenza nell’ambito dei costi fa diminuire il reddito ante imposte (che è quello sul quale saranno calcolate le imposte).
I 10.000 euro cui hai fatto riferimento non è che ti rientrano nelle tasche esentasse: diciamo che non ti escono dalle tasche. Il ragionamento è un po’ più complicato e i 10.000 euro non sono, poi, effettivamente 10.000. Ma il concetto è che in tasca non ti rientra nulla. Semmai non ti esce (il che, forse, è la stessa cosa..).
Buongiorno,
l’ articolo è spiegato molto bene, tuttavia mi sorge un dubbio.
Ma il reintegro in forma monetaria dell’ investimento avviene quando i ricavi sono maggiore dei costi, oppure se i ricavi generano effettive entrate? leggendo l’articolo mi sembra più scontato che il reintegro avvenga quando i ricavi siano maggiore dei costi!!
ringrazio in anticipo.
Riccardo
Ciao Riccardo,
grazie per il complimento.
Il reintegro finanziario dell’investimento avviene sempre in forma monetaria e non è neccessariamente detto che i ricavi debbano essere più alti dei costi; infatti, può anche capitare che (esempio) i costi siano 100 e tra di essi siano compresi 30 di ammortamento e i ricavi siano 90. In tal caso si verifica una perdita di esercizio di 10 poichè i ricavi sono minori dei costi. Ma il fatto che i ricavi siano minori dei costi non significa che non c’è stato il reintegro degli investimenti: significa solo che l’attività economica “lavora” in perdita.
Certo… se i ricavi fossero zero (e di conseguenza la perdita 100), allora si che non ci sarebbe stato reintegro finanziario degli ammortamenti; al limite, fino a che i ricavi stanno sopra il 30, si potrebbe dire che gli ammortamenti sono stati reintegrati.
Insomma: il concetto è abbastanza complicato anche perchè quando si parla di ammortamenti ci si riferisce a costi di natura NON MONETRAIA.
Ma, in linea di massima, il concetto è quello che ti ho appena scritto..
Cosa intendi per “esercizio”?
Ciao Paolo,
per “esercizio” intendo l’esercizio amministrativo, che va dal 1° gennaio al 31 Dicembre di ogni anno.
Se poi ti riferisci all’ammortamento in quanto costo di esercizio, allora la cosa cambia poco: mi riferisco al costo della quota di ammortamento che va inserita nel conto economico. E visto che il conto economico è la sintesi dei costi che sono stati sostenuti nel corso dell'”esercizio”, è chiaro che si tratta del costo sostenuto dal 1° gennaio al 31 dicembre e relativo ad un bene pluriennale.