
“Come fare l’analisi degli investimenti?”. Questa è una delle domande che ci viene posta più frequentemente dagli imprenditori. Perché? E’ presto detto. Ogni imprenditore ha un dilemma che lo attanaglia: vuole sapere se e quanto i soldi investiti gli frutteranno.
Quindi, questa domanda è molto importante e la risposta alla domanda è di importanza cruciale. Infatti, si tratta di una domanda che chiunque si dovrebbe porre prima di mettere i suoi soldi in un’iniziativa economica.
Vediamo insieme il perché.
Per fare l’analisi degli investimenti devi conoscere alcuni fondamenti della finanza aziendale. Non stiamo parlando di cose complicatissime e incomprensibili ma solamente dell’ABC della finanza che ogni imprenditore dovrebbe conoscere.
Ma vediamo di cosa stiamo parlando. Innanzi tutto dobbiamo dirti che cosa vuol dire fare l’analisi degli investimenti e, soprattutto, a cosa serve. Con questa analisi un imprenditore può valutare in anticipo se l’investimento che intende effettuare può fargli guadagnare soldi oppure no.
Fare l’analisi degli investimenti: perché e “per cosa”?
Molte volte abbiamo verificato che gli imprenditori fanno investimenti senza considerare alcuni aspetti fondamentali dell’investimento stesso. Parliamo di quali sono, per esempio, i soldi effettivamente assorbiti e/o generati dall’iniziativa. Ci riferiamo ai soldi che, eventualmente, un certo investimento deve produrre (altrimenti non si può parlare di investimento, come abbiamo già specificato in questo articolo). Inoltre, molti imprenditori sembrano essere disinteressati ad un aspetto rilevante che deriva dal saper fare l’analisi degli investimenti. Si tratta del periodo di tempo necessario per riprendersi i soldi che sono stati investiti. Questo è una dato essenziale. Infatti, è diverso sapere di riprendersi i soldi in “due anni e sei mesi” dal sapere che si riprenderanno in “sei anni e due mesi”! C’è una bella differenza, sei d’accordo, vero?
Insomma: quando si parla di investimenti sembra che il criterio di analisi preferito (e quindi maggiormente utilizzato) sia il “naso”. Si, hai letto bene: il naso dell’imprenditore! Infatti, spesso, il “naso” è utilizzato dall’imprenditore come l’unico strumento per valutare la bontà di un investimento. Ed è inutile dirti che “il naso” è anche il metodo migliore per commettere degli errori clamorosi e andare dritti verso il fallimento. E, adesso, ti raccontiamo il perché.
Fare l’analisi degli investimenti: il concetto di “rendimento”
Partiamo da un presupposto. Quando devi fare l’analisi degli investimenti, alla parola “investimento” deve (o, quantomeno, dovrebbe) essere sempre associata la parola “rendimento“. Questo accade per via della definizione stessa di “investimento”. Sono proprio gli investimenti e i loro rendimenti che “garantiscono” la prosecuzione delle attività aziendali. E’ grazie agli investimenti fatti in Ricerca e Sviluppo se oggi abbiamo il livello di tecnologia che abbiamo.
Ti basti solo pensare al fatto che se le aziende che operano, per esempio, nel campo della telefonia non avessero mai fatto investimenti in Ricerca & Sviluppo, oggi non potremmo utilizzare gli Smart-phone. E, allo stesso modo, non potremmo utilizzare la tecnologia che abbiamo a disposizione in ogni settore e in ogni ambito della nostra vita. Infatti, i risultati degli investimenti che vengono effettuati dalle aziende, sono sotto gli occhi di tutti. Siamo letteralmente circondati da prodotti e servizi “figli” degli studi e delle ricerche.
Devi sapere una cosa importante: ogni investimento, grande o piccolo che sia, si divide sempre in due momenti. Il primo momento è quello in cui l’imprenditore deve tirare fuori “dalle tasche” i soldi per fare l’investimento. Il secondo momento è quello in cui l’imprenditore si “riprende” i soldi che ha investito attraverso l’attività di vendita. Ecco perché l’analisi degli investimenti viene effettuata analizzando i flussi di cassa. Ciò vuol dire semplicemente che l’imprenditore investe oggi in moneta (USCITA MONETARIA) per ottenere moneta domani (ENTRATA MONETARIA).
Per capire meglio le tecniche di cui possiamo disporre per fare l’analisi degli investimenti, facciamo un esempio. Supponiamo che un imprenditore debba fare un investimento per incrementare la sua capacità produttiva. Supponiamo che decide di acquistare un impianto che ha una vita utile pari a 6 anni e che ha un costo pari a 150.000 euro. Procediamo con l’analisi dei flussi di cassa.
Fare l’analisi degli investimenti: uscite ed entrate monetarie previste
Abbiamo detto prima che all’inizio l’imprenditore affronta una fase in cui deve “tirare fuori” dalle tasche 150.000 euro per l’acquisto del macchinario. Poi, dopo, deve affrontare una serie di altre spese collegate all’investimento iniziale. Possiamo rappresentare questa prima fase in cui l’imprenditore sostiene le USCITE MONETARIE in questo modo:

Nell’anno “Zero” l’imprenditore sostiene un’uscita monetaria pari a – 150.000 (in tabella sono stati tolti gli zeri per semplicità) dovuta all’acquisto del nuovo impianto. Per gli anni a seguire (dall’anno 1 all’anno 6) l’imprenditore prevede una serie di uscite monetarie. queste sono dovute a costi per lavorazioni esterne e al costo del lavoro, così come risulta dalla tabella che vedi qui sopra..
Come puoi vedere, per l’anno 1 l’imprenditore ha flussi di USCITE MONETARIE pari a – 40. questi flussi in uscita sono dati dalla somma dei costi per lavorazioni esterni (pari a – 10) e del costo del lavoro (pari a – 30). Per l’anno 2 ci sono flussi di USCITE MONETARIE pari a – 70. E così via fino al sesto anno in cui le USCITE MONETARIE sono pari a – 40.
Dopo la prima fase iniziale dell’investimento, abbiamo detto che l’imprenditore inizia a “riprendersi” i soldi che ha investito per l’acquisto del nuovo impianto. L’imprenditore si “riprende” i soldi investiti tramite le ENTRATE MONETARIE (derivanti dalle attività di vendita) che possiamo sintetizzare in questa tabella:

Come puoi vedere, per l’anno “zero” non è prevista alcuna ENTRATA MONETARIA. A partire dall’anno 1 si stimano entrate pari a + 60. Per l’anno 2 entrate pari a + 120 e così via fino al sesto anno in cui si prevedono entrate pari a + 50, come mostra la tabella.
Fare l’analisi degli investimenti: i flussi di cassa netti
A questo punto, per fare l’analisi degli investimenti come deve essere fatta occorre confrontare le USCITE MONETARIE con le ENTRATE MONETARIE. In tal modo, si hanno i seguenti FLUSSI DI CASSA NETTI:

Come puoi vedere dalla tabella qui sopra, al primo anno abbiamo un FLUSSO DI CASSA NETTO negativo. Ciò è dovuto all’uscita monetaria pari a -150 per l’anno “zero” alla quale non corrispondono entrate monetarie- Poi, al secondo anno, abbiamo un flusso di cassa netto positivo pari a +; un FLUSSO DI CASSA NETTO positivo a partire dall’anno 1″ pari a +20. Ciò è dovuto alla somma algebrica tra uscite ed entrate monetarie. E così via, fino alla fine del sesto anno.
L’andamento dei FLUSSI DI CASSA NETTI può essere rappresentato graficamente anche in questo modo:

Da questa analisi emergono i FLUSSI DI CASSA NETTI che genera l’investimento per l’acquisto del nuovo impianto. Del resto ciò conferma quanto abbiamo detto prima e che cioè ogni investimento “assorbe” e “genera” FLUSSI DI CASSA.
Fare l’analisi degli investimenti: il fattore tempo e il “payback period”
Quando un imprenditore si mette a fare l’analisi degli investimenti per sapere se potrà ottenere dei rendimenti oppure no, deve tenere presente un altro aspetto molto importante. Oltre i flussi di cassa che vengono prodotti dal nuovo investimento deve considerare e tenere sempre in mente il fattore tempo. Il fattore tempo deve essere inteso in senso economico-finanziario. Ciò significa che l’imprenditore deve sapere quanto tempo impiega per “recuperare” i soldi che ha investito per acquistare il nuovo impianto.
I metodi per fare l’analisi degli investimenti sono tanti e variano al variare del grado di complessità e delle informazioni che si intende ricercare. Uno dei metodi più utilizzati per fare l’analisi degli investimenti, che è anche il più semplice e quello alla portata di tutti, è il metodo del “Payback Period”. Questo metodo, pur essendo abbastanza semplice, fornisce importanti indicazioni in merito al tempo necessario per “riprendersi” i soldi investiti.
Usare questo metodo può rendere l’investimento meno incerto e può fare variare la scelta di investimento da parte dell’imprenditore. Come si calcola il payback period? C’è una formula abbastanza semplice, che è la seguente:

Torniamo al nostro esempio. Abbiamo detto che l’imprenditore fa un investimento per acquistare un nuovo impianto pari a € 150.000 (per semplicità nella tabella abbiamo tolto gli zeri). L’investimento, nei prossimi anni, genera i seguenti flussi di cassa:

Fare l’analisi degli investimenti: le informazioni fornite dal metodo del “payback period”
Applicando la formula del metodo del Payback period l’imprenditore ha una risposta molto chiara. Infatti, dai calcoli, risulta che ci vogliono poco più di 3 anni (per l’esattezza 3 anni e 4 mesi) per “recuperare” l’investimento iniziale. Questo metodo, quindi, fornisce all’imprenditore delle informazioni importanti circa il grado di rischiosità di un investimento. Il metodo fornisce una risposta essenziale ad una domanda importantissima. “Quanto tempo ci metto a “riprendermi” i soldi del mio investimento iniziale“?
Secondo te per un imprenditore è la stessa cosa sapere se un investimento “rientra” dopo 3 anni e 4 mesi piuttosto che dopo 5 o 6 anni? La risposta è, evidentemente, “NO”. Per nessun imprenditore è la stessa cosa sapere che un investimento “rientra” dopo 3 anni e 4 mesi piuttosto che dopo 6 anni! Per sapere un’informazione del genere occorre fare l’analisi degli investimenti in modo appropriato e professionale.
Avrai sicuramente capito che più è basso il valore del PAYBACK PERIOD, più è basso il rischio dell’investimento. Infatti, quando il payback period è basso, significa che ci vuole poco tempo per recuperare l’investimento. E’ semplicissimo, vero?
Fare l’analisi degli investimenti: le conclusioni
Tutto ciò di cui abbiamo finora parlato sono solo dei cenni che ti sono necessari per fare l’analisi degli investimenti. Si tratta di un’attività che ogni imprenditore (o aspirante imprenditore) dovrebbe sempre fare prima di dare avvio a qualsiasi iniziativa economica. Questo vale sia per le nuove idee di business sia per l’acquisto di un nuovo macchinario o di un nuovo impianto per un’azienda già esistente.
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Salve,
avrei un quesito da porre in merito al calcolo del tempo di ritorno di un investimento.
Supponiamo che io voglia acquistare un macchinario del costo pari a 100 e decido di ammortizzarlo in 5 anni.
In questo caso, supponendo per semplicità che il piano di ammortamento sia a rate costanti, l’esborso per il periodo zero sarà di 20 e le restanti quota andranno ad incidere sui costi per i periodi futuri?
Inoltre, sempre nelle uscite relative ai vari periodi, devo considerare altre voci di costo oltre a quelle relative al personale?
grazie mille per la disponibilità
Ciao Marco,
dipende da quale punto di vista osserviamo la questione: dal punto di vista finanziario-monetario oppure da quello strettamente contabile. L’ammortamento (per definizione) è “…un procedimento tecnico-contabile di ripartizione di un costo pluriennale in più esercizi…” il quale, però, non da luogo ad effettive uscite finanziario-monetarie poichè trattasi di artificio contabile. E quindi, in tal senso, non entra nel calcolo dei flussi.
Se, invece, lo consideriamo dal punto di vista strettamente contabile, allora si: entra nel conto.
Ma quando facciamo l’analisi degli investimenti ciò che conta sono i flussi e un investimento di 100 (come hai esemplificato) viene considerato interamente come uscita finanziario-monetaria nel momento stesso in cui lo acquisti. Saranno, poi, i flussi dei ricavi futuri attesi a compensare l’uscita finanziario-monetaria iniziale.
Ma se vuoi saperne di più (e meglio, poichè qui c’è poco spazio per scrivere), puoi andare qui:
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Puoi scegliere il formato che preferisci (DVD, e-book o registrazione audio/video) e quello che chiedi è spiegato per filo e per segno.
ciao volevo chiedervi una info, quando non posso utilizzare il wacc aziendale per attualizzare i flussi di cassa di un investimento che io azienda voglio realizzare?
grazie
Ciao a tutti e complimentiper ilsito. Avevo un quesito.
Come si passa dall’analisi di un investimento (Van o Tir) all’analisi delo stesso investimento con l’impatto di un finanziamento. Esempio se il mio investimento è di 100 in 2 anni (50 all’anno) e poi avrp entrate di 15 per 5 anni ad esempio; una volta costruito il modello di DFC, se devo inserire la leva finanziaria, ad esempio all’ 80% quindi con un’entrata di 40 per ogni anno il flusso di cassa lo devo lasciare “negativo” di 10 o deno anche ipotizzare i mezzi propri?
Spero di essere stato chiaro. Vi ringrazio anticipatamente.
Ciao Vittorio,
grazie per i complimenti, anche se mi hai messo un pò in difficoltà perchè non ho ben capito l’esempio che hai proposto.
Dici che investi 50 all’anno per due anni, avrai entrate di 15 per cinque anni e poi dici che inserisci la leva finanziaria all’80% con entrata di 40 ogni anno. Poi lasci il flusso di cassa negativo (il quale, al contrario, eventualmente sarebbe positivo…) di 10.
Uhm…uhm…
Partiamo dalla fine: la leva finanziaria all’80% cosa significa?
La leva finanziaria è un concetto estremamente semplice, e ha a che fare con la struttura finanziaria dell’azienda (e di cui abbiamo parlato in questo articolo). La maggior parte delle persone, professori universitari compresi, faticano a trasmetterlo nella sua semplicità.
La L.F. indica la convenienza ad indebitarsi per effettuare gli investimenti, piuttosto che usare il capitale proprio. Fino a che punto all’azienda conviene indebitarsi?
Fino al punto in cui quello che costa indebitarsi è inferiore a quello che rende l’essersi indebitati.
In numeri è semplice. Devo fare investimenti per 100.000 euro e ho tre possibilità:
1) ci metto tutti i soldi miei (capitale proprio);
2) oppure li chiedo tutti a una banca o chi per lei (capitale di terzi);
3) infine, ricorro a un mix finanziario.
Non mi dilungo sull’intera somma messa di tasca mia, ma mi fermo all’indebitamento: se decido di prendere in prestito 100.000 euro al 5,5% di interesse annuale (costo dell’indebitamento) e uso questi 100.00 euro per effettuare investimenti che mi rendono il 14% all’anno in termini di ROI, ecco che la leva finanziaria è positiva. Cioè conviene indebitarmi, perchè tra costo e rendimento dell’indebitamento resta uno spread dell’8.5%. Semplice…
Un pò meno semplice è fare i calcoli, perchè entrano in gioco alcuni parametri che non ho menzionato, ma il concetto è questo.
Domanda: cosa c’entra la leva finanziaria all’80%, che determina un’entrata di 40 nel calcolo che mi hai indicato?
E’ in questo punto che mi sono perso…
Scusa per non essere stato esaustivo, ma mi è impossibile rispondere alla tua domanda in modo più preciso.
Articolo scritto bene. Complimenti
Ciao Massimo,
grazie per i complimenti perchè fanno sempre piacere. Soprattutto se provengono da un addetto ai lavori, come mi sembra di capire che sei.