Oggi parliamo di investimento e rendimento di un business, uno degli aspetti più importanti da tenere in considerazione quando si vuole effettuare un’attività.
Pochissimi giorni fa ci è capitata la seguente situazione: c’è un inventore da una parte, e dall’altra un potenziale imprenditore/finanziatore.
I fatti sono i seguenti. Tre anni fa l’inventore ha scoperto un nuovo prodotto nell’ambito dei materiali di restauro, arredo interni, ristrutturazione interni/esterni e simili. Questo materiale può essere utilizzato per appartamenti, per uffici per monumenti e varie altre applicazioni. Quindi, un mercato abbastanza ampio e con ottime possibilità di sviluppo del business (dati di mercato alla mano).
In questo settore, ovviamente, ci sono competitor tra cui alcuni “giganti” con nomi internazionali e che sono leader indiscussi. Unico neo di questi colossi: non hanno il brevetto di questo materiale, nonostante gli ingenti capitali destinati alla ricerca e sviluppo.
Spesso, come sappiamo e come ripetiamo spesso, le idee di business nascono dalla testa geniale, dalla passione e dall’impegno di qualcuno che dedica la sua vita allo sviluppo di una nuova idea, di un nuovo prodotto o di un nuovo settore. E in qualche caso, ci si trova di fronte all’idea del decennio! Questa idea, spesso, rende ricco chi l’ha avuta e risolve i problemi di chi la acquista e la utilizza. Solo che, poi, ogni tanto alcune cose non girano come dovrebbero…
Investimento e rendimento di un’attività imprenditoriale
Infatti ogni tanto capita che chi ha queste idee, poi non possiede alcune capacità imprenditoriali strategiche. I motivi possono essere i più vari. Spesso, non c’è attitudine imprenditoriale ma tante volte manca l’esperienza manageriale e gestionale dell’imprenditore. Poi, possono esseri tanti altri motivi.
Spesso accade che queste persone geniali hanno le idee, le sviluppano, le mettono sul mercato e decidono di aprire una nuova azienda. Si tratta di una specie di iter classico. E’ il caso di questo inventore. Ha avuto l’idea del nuovo materiale e ha seguito il percorso di tanti altri aprendo la sua azienda che all’inizio andava bene. Aveva fatturati crescenti, mercato in apertura, clienti solvibili, fornitori puntuali e rapporti bancari eccellenti. Tutto ok, fino ad un certo punto in cui qualcosa si è bloccata. Il blocco non si è verificato nel meccanismo costi-ricavi (relativo al conto economico), ma nel meccanismo finanziario. In pratica, nel giro di pochissimo tempo, l’azienda florida si è trovata improvvisamente fortemente indebitata per varie cause. La maggior parte di questa cause era di carattere gestionale-finanziario.
Anche questo, in alcuni casi, purtroppo è un iter classico. La conseguenza è che l’azienda sta fallendo. A questo punto entra in gioco l’imprenditore/finanziatore interessato all’acquisto di questa azienda il quale ci ha chiesto una consulenza. Questo imprenditore ha “fiutato” un buon affare da 2,5-3 milioni di euro di fatturato/anno, ma deve fare il business plan per capire una serie di numeri. La cosa principale che deve capire è la sua convenienza all’investimento per via dell’indebitamento.
Investimento e rendimento: un esempio
Quindi ci siamo incontrati con l’imprenditore/finanziatore e con l’inventore e abbiamo fatto una chiaccherata senza bilanci in mano, senza numeri e senza previsioni. Abbiamo parlato per cercare di capire la situazione dell’indebitamento e gli eventuali tempi “tecnici” per fare ripartire la macchina con un nuovo start-up. Ed è emersa la seguente situazione (in soldoni):

La prima domanda posta dall’imprenditore/finanziatore è stata in merito alla liquidazione di questa situazione debitoria. “Quanta liquidità serve immediatamente per evitare il fallimento?” Facendo qualche considerazione (con il “sistema spannometrico”) la conclusione è stata circa 400.000 euro per i prossimi 3 mesi. La situazione, infatti, andava tamponata immediatamente.
Preso dall’entusiasmo l’imprenditore/finanziatore si è detto disponibile all’investimento proponendo la soluzione immediata di questo aspetto e lo start-up a settembre 2010. Ha detto che avrebbe implementato un nuovo sistema distributivo (su scala nazionale), nuovo ufficio, tre dipendenti, sei-sette commerciali etc etc.. Produzione terziarizzata per contenere gli investimenti in immobilizzazioni. A questo punto, è intervenuto l’avvocato del diavolo...
“Hai un’idea vaga delle uscite finanziarie che devi affrontare? Perché qui non si tratta di “soli” 400.000 euro, ma almeno del doppio, e nel primo esercizio”. A questo punto ci ha chiesto perché parlavamo di almeno il doppio. “E’ presto detto: per affrontare la situazione debitoria ti servono 400.000 euro subito (in tre mesi). Da settembre riparte la macchina che, sempre facendo il calcolo con “sistema spannometrico”, ha più o meno questi numeri:
Investimento e rendimento: l’ammontare effettivo dell’investimento
Questa è una stima a occhio dei costi di start-up. Questa cifra non deve essere moltiplicata per 12 (i mesi dell’anno) poiché alcuni costi diminuiscono col passare del tempo. Ma in linea del tutto ipotetica, si poteva immaginare un andamento dei costi per circa 30.000 euro/mese. questa situazione andava avanti per i mesi successivi a settembre 2010 fino al termine del primo anno di attività. Il che su scala annuale diventano 330.000 che sommati ai 106.000 di settembre 2010 (fase di start-up) e ai 400.000 per la situazione debitoria, diventano più di 800.000 euro. Cioè circa il doppio di quello che ha pensato l’imprenditore/investitore!
L’imprenditore/investitore ha detto subito che un fatturato potenziale di 2,5 milioni all’anno, come margini netti del 25%, sarebbe più che sufficiente per la copertura finanziaria dell’investimento. Benissimo: ma c’è un piccolo particolare non considerato. Dando per buono un fatturato annuale di 3 milioni (calcolato in eccesso rispetto ai 2,5 ipotizzati), significa che il fatturato medio (per semplicità di calcolo) è di 250.000 euro al mese. Ma questi numeri non si raggiungono subito, al primo mese di attività (cioè settembre 2010), bensì ottimisticamente a settembre 2011. Prima che il fatturato possa entrare a regìme serve un anno, durante il quale si sono accumulati costi di gestione. A questi occorre aggiungere i 400.000 euro di investimento per risanamento aziendale. E non solo: vanno aggiunti anche i rimanenti 320.000 euro dell’indebitamento che comunque vanno pagati, diciamo entro 12 mesi.
Il ragionamento fatto, quindi, è stato puramente di carattere finanziario-monetario e ha interessato solo l’aspetto del cash flow: entrate (monetarie) – uscite (monetarie). Senza considerare la questione crediti/debiti poichè si ragionava a “spanne”.
Investimento e rendimento: l’errore di valutazione
Una considerazione sbagliata ci è stata fatta dall’imprenditore/investitore (e non è la prima volta che sentiamo questa considerazione). “Se fatturo 250.000 euro al mese, allora sto a posto”. NO, non è così! Perché questi 250.000 euro al mese non sono netti, ma servono per coprire i costi di gestione e di produzione mensili. Se avanza qualcosa (di solito il margine), quello si, va a recupero dell’investimento.
E quindi abbiamo fatto una seconda definitiva domanda:”Non sappiamo quanta disponibilità finanziaria hai per fare l’investimento (cioè l’acquisto dell’azienda), ma ti interessa sapere quanto tempo ci metti a riprenderti i tuoi soldi e iniziare a lucrare qualcosa?”.
Questa, di solito, è una domanda che spiazza l’interlocutore poiché lo porta a riflettere su un dato fondamentale. Si tratta del tempo di recupero di un investimento. Un investitore vuole massimizzare i suoi investimenti, anche riducendo i tempi di attesa di recupero dell’investimento e indipendentemente da quanti soldi ha in tasca. E’ la logica dell’investimento.
Perché ad un investimento deve sempre seguire un adeguato rendimento, altrimenti non è un investimento ma un’altra cosa! L’imprenditore/investitore ha detto che ci deve pensare e ci ha chiesto di tirare giù il business plan, soprattutto quello relativo alla parte del piano economico-finanziario- Infatti, deve pianificare entrate e uscite finanziarie nel brevissimo, breve, medio e lungo termine. Poi, solo dopo, potrà calcolare la convenienza ad effettuare l’investimento.
Se anche tu vuoi calcolare il rendimento di un investimento clicca su questo link:
grazie per questa interessante precisazione.
forse può sembrare una domanda banale…ma il leasing del ns. capannone è da considerarsi assolutamente un debito oppure un investimento?
Ciao Anna,
il leasing è una forma di finanziamento a medio e lungo termine (generalmente supera i 18 mesi) molto diffusa tra le imprese perchè l’istruttoria è veloce e facile e non sono necessarie garanzie perchè queste sono rappresentate dal bene stesso.
Quindi in base al contratto di leasing, il tuo capannone è stato acquistato dalla società di leasing che te lo ha dato in affitto, dietro il pagamento di un canone fisso periodico per un certo tempo.
Solo se alla scadenza del contratto di leasing, deciderai di acquistare il capannone, allora il tuo capannone sarà di tua proprietà e quindi nel tuo bilancio sarà tra le voci delle immobilizzazioni materiali e potrà essere considerato quindi un investimento.