I centri di costo in azienda sono uno strumento di gestione che tutti gli imprenditori dovrebbero padroneggiare per poter controllare i costi aziendali. Ma non solo: ogni imprenditore dovrebbe dividere l’azienda in centri di costo per accrescere l’efficienza della propria impresa.
Ogni imprenditore, infatti, dovrebbe organizzare la contabilità della propria azienda in centri di costo. Solo in questo modo può avere dei dati certi e sicuri su cui basarsi per prendere alcune decisioni fondamentali. Si tratta delle decisioni relative ai prezzi di vendita dei suoi prodotti/servizi e dei dati necessari per quantificare il fabbisogno finanziario che gli serve. Tutte le imprese, sia di produzione che di servizi, sono organizzate e divise in “reparti” all’interno dei quali vengono svolte attività diverse.
Un imprenditore che gestisce un albergo, ha a che fare con alcuni di questi reparti, che possono essere: il ristorante; la reception; il servizio ai piani; l’amministrazione. Che cosa vuol dire per un imprenditore avere “l’azienda divisa in centri di costo“? Significa semplicemente poter stabilire quante e quali risorse economico-finanziarie ciascun reparto assorbe; o più semplicemente ancora, significa sapere quanto “costa” ciascun reparto.
I centri di costo e la contabilità analitica
Questo tipo di informazione l’imprenditore la ottiene imputando ogni voce di costo a ciascun reparto. Per fare ciò in azienda non basta avere una contabilità generale ma occorre impostare una contabilità analitica (o contabilità analitico-gestionale) che permette all’imprenditore di attribuire i costi aziendali ai singoli reparti.
Per tornare all’esempio dell’imprenditore che gestisce un albergo, per conoscere quanto gli costa, ad esempio, il reparto “ristorazione” deve per prima cosa calcolare tutti i costi direttamente imputabili alla ristorazione, e cioè i costi per l’acquisto degli alimenti; i costi per l’acquisto delle bevande; i costi di chi lavora in questo reparto, e quindi il costo del lavoro del cuoco, dello chef, dei camerieri, del maitre e così via; poi deve attribuire a questo reparto i costi per l’acquisto della cucina; i costi per l’acquisto delle varie stoviglie; i costi per la realizzazione dei menù; e altri ancora.
A questi costi, chiamati “costi diretti”, l’imprenditore deve aggiungere tutti i costi cosiddetti indiretti cioè tutti gli altri costi aziendali che in qualche modo “pesano” sulla gestione nel suo complesso, per sapere quanto “costa” e quante risorse assorbe il reparto della ristorazione. Vediamone alcuni di questi costi indiretti: un costo indiretto che deve essere “caricato” anche nel settore ristorazione ( e non solo) sono le spese per l’energia elettrica, oppure le spese per il gas, oppure le spese per la pubblicità. Cioè si tratta di aggiungere tutte quelle spese che non riguardano solo e soltanto il reparto della ristorazione ma “tutto l’albergo”. Infatti le spese per il consumo dell’energia elettrica vanno imputate sia al reparto del ristorante, ma anche al reparto della reception, del servizio ai piani e dell’amministrazione.
Arrivati a questo punto potresti chiederci: sulla base di quale criterio o parametro l’imprenditore sceglie di suddividere i costi indiretti aziendali tra i vari reparti aziendali?
I centri di costo: conclusioni
Non c’è un parametro valido ed unico per tutti. Ogni imprenditore sceglie il criterio che meglio si adatta alla sua realtà. Ciò significa che per un albergo un parametro da utilizzare per “suddividere” il consumo di energia tra i vari reparti, potrebbe essere ad esempio i mq di superficie occupata dagli stessi reparti.
Quanto abbiamo detto e scritto per un albergo e quindi per un’azienda di servizi, vale anche per un’azienda di produzione. Anche un imprenditore che si occupa dell’imbottigliamento e del confezionamento di bibite analcoliche ha diversi “reparti”: magazzino, imbottigliamento e confezionamento di bottiglie in PET, imbottigliamento e confezionamento bottiglie in vetro, amministrazione,manutenzione, ed altri ancora.
Arrivati a questo punto ti è ben chiaro che i centri di costo di un’azienda sono come delle “piccole imprese” all’interno dell’impresa. Per ognuno di questi centri di costo, l’imprenditore, in fase di pianificazione e di programmazione, deve stabilire degli obiettivi da raggiungere.
GRANDI! Spiegazioni semplici e chiare.
Grazie
Ciao Eva,
grazie a te per il complimento pieno di entusiasmo!
Buongiorno,
una domanda: nella costruzione dei centri di costo, una volta attribuiti i costi diretti ed indiretti seconda una logica ripartizione, ci sono da osservare alcune “regole” ben precise, oppure il gioco è fatto?
Mi spiego meglio: esistono particolari linee guida da seguire relativamente ad alcune voci di costo, oppure una volta stabiliti i centri di costo e dopo avergli attribuito i relativi costi diretti, nonché la percentuale di competenza di costi indiretti, il lavoro è fatto e non richiede l’osservanza di alcuna ulteriore best practice?
Grazie mille per vostro gentile commento
cordiali saluti
Ciao Gianluigi,
dipende dal livello di accuratezza che si vuole dare alla ripartizione in centri di costo e relativa attribuzione di costi diretti e indiretti. E’ chiaro che più è alto il livello di esattezza con cui si effettua la ripartizione in centri di costo e più specifiche saranno le informazioni necessarie con relativa osservanza di alcune best practice.
Innanzi tutto, grazie per il bel regalo riguardante il Business Plan. Avrei un quesito, riguardante le materie prime; nel caso di un’azienda che non acquista nel periodo solo quello che consuma, ma in parte mette a magazzino, per calcolare ed imputare al periodo il corretto costo di M.P. dovrei fare: Rimanenze iniziali + acquisti – rimanenze finali. Giusto?? Grazie per darmi qualche lume,
Posso avere un chiarimento: mi è stato chiesto di mettere in fattura il seguente centro di costo…… Cosa significa per me che devo emettere la fattura a questa azienda, e la prima volta che mi capita di sentire questa dicitura. Come devo impostare questa fattura?
Grazie Antonietta
Ciao Antonietta,
non ho idea di cosa volesse comunicarti chi ti ha detto di “mettere in fattura il seguente centro di costo”. I centri di costo sono dei centri in cui vengono “addensati” tutti i costi di pertinenza di quel centro (di costo) e servono per il calcolo del costo (industriale) di prodotto. Ma soprattutto: un centro di costo non ha nulla a che fare con la contabilità generale (CO.GE, obbligatoria per legge) ma a che fare con la contabilità analitica (CO.AN, non obbligatoria per legge).
Le fatture si emettono alle aziende nel loro complesso e non a parte di esse (come un centro di costo).
A meno che un determinato centro di costo sia organizzato con un’azienda (cosa che mi sembra un po’ complessa, anche se non impossibile..).
complimenti per la chiarezza!! ho capito più in 5 minuti di lettura che in tutte le ore di economia aziendale fatte a scuola!
Ciao Riccardo,
grazie per i complimenti soprattutto nell’ottica secondo la quale la semplicità è lo strumento che utilizziamo per rendere fruibili a tutti dei concetti altrimenti complessi.
Buongiorno avrei bisogno di capire la differenza tra Centri di costo e Voci di costo.
Dico meglio….centro di costo l’ho capito ma la voce di costo come e quando si interseca con il centro di costo??
grazie
salvatore
Ciao Salvatore,
un centro di costo è un centro in cui si addensano una serie di voci di costo.
Esempio: materie prime conto acquisti è una voce di costo.
Manodopera diretta è una voce di costo.
Ammortamento macchinari è una voce di costo.
Tutte e tre queste voci di costo vanno inserite in un centro di costo che si può chiamare (per es.) “produzione”.
Quindi i centro di costo “produzione” aggrega al suo interno varie voci di costo.
Spero di esserti stato utile anche se ho semplificato in modo estremo il concetto.
Grazie sei utilissimo anzi di più.
allora una altra domanda.
Nell’analitica… la voce di costo sono le voci del piano dei conti o sono delle voci create ad hoc?
scusa se mi esprimo inesattamente ma ho veramente confusione e vorrei capire alcuni concetti.
grazie
Ciao Salvatore,
le voci di costo utilizzate nella contabilità analitica (CO.AN.) sono le stesse che si utilizzano nella generale (CO.GE.): l’unica differenza è data dalla diversa riaggregazione e, soprattutto, dalla diversa interpretazione che viene data in contabilità analitica alle singole voci. Nel senso che se un costo in CO.GE. si chiama “materie prime conto acquisti” (per es), si chiama allo stesso modo anche nella analitica. Solo che, poi, la CO.AN. lo osserva da un altro punto di vista poichè si domanda “è un costo fisso o variabile?” e fa altri tipi di considerazioni mentre alla CO.GE non interessa sapere se quel costo è fisso o variabile, se è un costo diretto o indiretto e simili: a lei basta sapere che è un costo e si limita a metterlo nella colonna del “dare” del conto economico.
Grazie….la luce pian piano viene fuori grazie alla vostra chiarezza.
Quindi se io in ambito di una commessa fatta da esempio Software e servizi che compro e rivendo volessi sapere delle voci diverse da esempio la voce di conto “licenze software” e volessi sapere esempio la divisione software di “business intelligence” e database devo aggiungere delle voci di costo ad hoc solo per l’analitica. Perchè in Co.GE (uguale bilancio??) non le vedo.
grazie
salvatore
il sito è molto chiaro e molto utile dato che con l’economia sono proprio alle prime armi..però nello specifico vorrei sapere se i centri di costo e gli oggetti, a cui si fa riferimento quando si parla di configurazioni di costo, sono la stessa cosa. spero in una risposta.. grazie!
Ciao Giz,
Un centro di costo è l’aggregazione di una serie di costi (diretti e indiretti) che si possono riferire all’oggetto del costo stesso.
Complimenti per la spiegazione efficace e coincisa..ma potrebbe spiegarmi i costi diretti e indiretti in base ai costi a base unica o multipla?
Ciao Peppe,
purtroppo per spiegare l’imputazione dei costi (diretti ed indiretti) in base unica e base multipla servirebbe più spazio di quello che abbiamo a disposizione in questo form per lasciare i commenti, poichè sarebbe necessario fare qualche tabella e qualche calcolo. Altrimenti è praticamente impossibile spiegare a parole e senza esempi una cosa del genere.
Qui posso solo dirti che base unica e base multipla sono dei “riferimenti” che si usano nella prassi per “imputare” i costi diretti ed indiretti a determinati oggetti di calcolo come le ore macchina, o il costo del lavoro o altri ancora.
Magari a breve ci scriviamo un articolo nel BLOG con tanto di esempi che così rimane più facilmente comprensibile.
Complimenti!!!!!!Davvero tutto chiaro e lineare!Io ho una mia teoria: Più una persona è preparata e capace, più è in grado di spiegare in modo semplice dei concetti anche complessi….lì sta la VERA BRAVURA!!!!Non nell’uso di paroloni!!!
Ciao Mary,
grazie anche a te per i complimenti!!
I paroloni servono solo a rendere incomprensibili le cose, e servono a poco. Soprattutto a chi ti chiede di “spiegare” qualcosa.
Il verbo “spiegare” viene spesso percepito male proprio perchè si ricollega all’esperienza (spesso non proprio bella…) del professorone che “spiega” qualcosa a qualcuno, senza fargli capire molto…
Sarebbero sufficienti solo due cose, per spiegare meglio qualsiasi cosa:
1) conoscere la natura etimologica del verbo “spiegare” che significa “togliere le pieghe”;
2) mettersi nei panni di chi ascolta e necessita di togliere alcune pieghe.
Ma, spesso, l’autocelebrazione di chi “spiega” serve solo ad autocelebrarsi e non a chi ascolta (o legge).
Anche questa “spiegazione” del fenomeno, mi sembra abbastanza semplice da dare e da far comprendere…
…Questa è passione per il proprio lavoro. Complimenti e grazie!
Ciao Tiziana,
grazie anche a te per il complimento. Beh…si..in effetti ci mettiamo la passione dentro. Oltre che quella per il nostro lavoro, ci mettiamo anche quella per lo sviluppo culturale (dal punto di vista aziendale) di imprenditori e aspiranti imprenditori.
Concordo pienamente…un intero esame su organizzazione aziendale…ma non avevo mai ben capito..tutte parolone contorte, quando invece si poteva spiegare così bene!!grazie per la spiegazione!!
Ciao Imma,
eh si…purtroppo le “parolone contorte” fanno molto accademia, ma poca comprensione.
Grazie a te per il commento.
Reitero i complimenti! Da specializzato in economia cercavo una spolverata veloce, l’ho trovata!
complimenti per la linearità e chiarezza nell’esposizione di un argomento che, spiegato da illustri dottori in materia, non riuscivo a capire.
Grazie
Ciao Gloria,
grazie a te per il complimento che, in effetti, è legato al nostro obiettivo principale che è quello di diffondere la cultura d’impresa in modo semplice.
Non servono “paroloni” per rendere accessibile a chiunque cose complesse. Basta sapere come fare…
mi è bastato leggere st sito per capire 10 pagine di economia aziendale..è spiegato troppo bene..avrei bisogna della stessa cosa riguarda centri di responsabilità,commessa.
I centri di responsabilità sono la stessa cosa, sono centri di costo (o di profitto), e quindi aree operative che si ritengono rilevanti ai fini del controllo economico della produzione.