IL BUSINESS PLAN E GLI STAKEHOLDERS

Business plan e stakeholders

Chi sono gli stakeholders, e cosa c’entrano con il business plan? Questa è una domanda che ci hanno posto alcuni navigatori e alla quale oggi rispondiamo, con ordine.

Quindi: prima diciamo chi sono questi “signori” e poi vediamo cosa c’entrano con il busioness plan.

Gli stakeholders sono tutti quei soggetti, interni ed esterni all’azienda, che mostrano un qualsiasi tipo di interesse nei confronti dell’organizzazione e dell’attività che svolge e che possono in qualche modo influenzarne l’attività, nel bene o nel male. Quando si parla di “interesse” che hanno questi soggetti, non ci si riferisce specificamente (e/o unicamente) a un interesse di carattere economico, finanziario o patrimoniale (cioè strettamenmte connesso con il bilancio e il suo andamento), ma ci si può riferire anche a interessi di tipo diverso, più ampio, che spesso possono avere a che fare anche con l’aspetto sociale dell’attività dell’impresa. Pensiamo, per esempio, a coloro che sono interessati all’aspetto sociale dell’attività di un’organizzazione no-profit: probabilmente, anzi, in questi casi l’interesse principale sicuramente non è quello di tipo economico-finanziario, ma quello più strettamente sociale e questi interessi possono fare si che alcune categorie di stakeholders determinino il successo o l’insuccesso di un’inziativa.

Questi soggetti  si dividono, solitamente, i due macro-categorie: gli stakeholders primari e quelli secondari.

Gli stakeholders primari sono, tipicamente, quesi soggetti essenziali per la sopravvivenza dell’azienda. Si tratta di azionisti, investitori, dipendenti, fornitori di vario genere, clienti, pubbliche amministrazioni, che intervengono direttamente nella vita dell’azienda sotto vari aspetti.

Prendiamo una Pubblica Amministrazione, un Comune, per esempio: spesso una P.A. si fa carico di costruire le infrastrutture necessarie per lo svolgimento dell’attività aziendale, poichè l’azienda potrebbe essere portatrice di “interessi superiori” che non sono quelli dell’azienda stessa. Pensiamo, ad esempio, ad alcuni “negozi IKEA”: sono stati costruiti svincoli auotostradali, parcheggi, reti fognarie e altre infrastutture per facilitare l’attività. E il perchè, è anche abbastanza semplice da capire: un negozio come IKEA dà lavoro a decine (in alcuni casi anche centinaia)  di persone, e quindi l’interesse prevalente non è l’economicità della gestione, ma il fatto che un’azienda del genere produce lavoro (e quindi anche economia) per tante persone.

Quindi un Comune, ha un interesse verso lo sviluppo dell’attività di un negozio IKEA che, a tutta evidenza, non è un interesse di carattere commerciale.

Poi ci sono altri stakeholders che sono interessati all’attività: i fornitori, per esempio. E’ ovvio che i fornitori di un’azienda come la FIAT (il cui indotto è enorme sia in termini di occupazione che di fatturati per le aziende che forniscono i componenti) hanno tutto l’interesse a sapere come evolve l’attività principale. Un crollo delle vendite di auto non si ripercuote solo sulla FIAT stessa, ma anche sulla miriade di aziende che gli forniscono componenti.Ovviamente, i fornitori sono interessati a sapere in che acque naviga un’azienda come la FIAT, e questo spiega il perchè la rilevanza che ha è di livello nazionale. L’interesse dei fornitori può anche essere strettamente legato alla solvibilità dell’azienda, e quindi può riguardare l’aspetto finanziario (e anche economico) della gestione ,, per motivi evidenti…

Poi ci sono i dipendenti: anch’essi sono interessati a conoscere cosa accade all’interno dell’azienda. In questo caso, non è necessario essere la FIAT per avere interesse verso le sorti dell’azienda. Anche una piccola o micro-impresa è, ovviamente, un centro di interessi per i suoi dipendenti.

Anche i clienti sono  portatori di interessi verso l’azienda: l’interesse, in questo caso, potrebbe essere verso la qualità del prodotto/servizio offerto dall’impresa, piuttosto che dalla sua puntualità di consegna, o verso l’assortimento.

Se parliamo di investitori, invece, gli interessi variano e abbracciano l’aspetto più squisiatamente economico-finanziario dell’attività. Infatti, chi vuole investire in un business ha (in linea di massima) un solo interesse principale che è rappresentato dai “risultati” del bilancio. In questo caso, apsetto economico, finanziario, aspetto manageriale e produzione di ricchezza, rappresentano la “conditio sine qua non” un investitore prende una decisione piuttosto che un’altra.

E, dulcis in fundo, anche lo Stato, ha interessi verso l’attività aziendale. Ma non lo Stato inteso come quell’organismo che crea le infrastrutture per lo sviluppo di un’attività (e che quindi arriva prima di tutti), ma lo Stato inteso come quello che arriva  dopo di tutti…cioè l’amministrazione Fiscale, per il prelievo delle tasse!! Infatti, lo Stato effettua il prelievo delle tasse dopo che nel conto economico riclassificato è stato calcolato l’EBIT dell’attività. In tal senso, più alto è il valore dell’EBIT, maggiore è il prelievo fiscale…

Infine, ci sono gli stakeholders secondari, cioè tutte quelle persone, enti o gruppi, che, pur non esercitando una “pressione” diretta sull’azienda e non avendo interessi diretti, hanno interesse verso l’attività aziendale intesa come un qualcosa che si sviluppa per le generazioni del futuro, una sorta di “patrimonio” per il futuro, rappresentato dall’azienda medesima.

Questi, e tanti altri, motivi spiegano il perchè, anche all’interno del business plan, potrebbe essere corretto (e conveniente) specificare quali interessi e quali aspetti si vanno ad implementare con lo sviluppo di una nuova attività di business: non è detto, infatti, che un’idea imprenditoriale non abbia delle ripercussioni indirette importanti sul “contesto” aziendale e che quindi potrebbe essere considerata in modo più favorevole (anche da potenziali finanziatori, investitori o altri) proprio per le sue ricadute.

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